Fermo per concorso in strage a Monreale: identificato il diciottenne che guidava la moto da cui partirono i colpi mortali. Le indagini dei carabinieri proseguono per trovare le armi e chiarire il ruolo degli altri complici.

Fermato il complice della Strage di Monreale

Secondo fermo per la strage di Monreale. Dopo l’arresto di Salvatore Calvaruso, 19 anni, finito in carcere con l’accusa di avere sparato sulla folla e ucciso tre coetanei, i carabinieri hanno eseguito un nuovo fermo nella notte tra sabato e domenica. Si tratta di Samuel Acquisto, appena 18 anni, ritenuto l’uomo alla guida della moto da cui partirono i colpi mortali. Il provvedimento, firmato dalla procura della Repubblica di Palermo, accusa il giovane di concorso nel reato di strage. Acquisto, palermitano, è stato rinchiuso nel carcere Pagliarelli.

Ritrovata la moto usata nella sparatoria

Individuato il mezzo dei pistoleri. Nel pomeriggio di ieri, i carabinieri hanno rinvenuto allo Zen la motocicletta che sarebbe stata usata per la sparatoria a Monreale, avvenuta la scorsa domenica. Si tratta di una moto da cui sono stati esplosi almeno venti colpi di pistola contro un gruppo di ragazzi in festa. Il tragico bilancio: tre morti e due feriti gravi.

La dinamica ricostruita dagli inquirenti

Acquisto alla guida, Calvaruso sparava. Gli investigatori hanno ricostruito quanto accaduto: Acquisto, secondo fermato, guidava la moto mentre Calvaruso, passeggero, esplodeva i colpi. Il ritrovamento della moto ha accelerato le indagini, portando rapidamente al fermo del diciottenne.

Il giovane si è  consegnato alle autorità

Acquisto accompagnato dal suo legale. Mentre i militari eseguivano i rilievi tecnici sul motociclo, Samuel Acquisto si è presentato spontaneamente agli inquirenti, scortato dal proprio avvocato. Dopo un lungo interrogatorio, i pubblici ministeri hanno disposto il fermo, eseguito immediatamente dai carabinieri. Il giovane si trova ora in carcere.

Indagini in corso per trovare le armi

Si cercano almeno due pistole. Le indagini non si fermano. I carabinieri stanno passando al setaccio l’area di Monreale per recuperare le armi usate nella sparatoria. I rilievi balistici indicano che furono esplosi colpi da almeno due pistole diverse, rafforzando l’ipotesi che ci fossero più complici. Calvaruso, già durante l’udienza di convalida, ha affermato di non ricordare nulla e ha chiesto scusa. Tuttavia, non ha fornito dettagli sui complici né sull’arma né sul cellulare, ancora irreperibili.

Un gruppo di ragazzi all’origine del dramma

Dallo Zen a Monreale per una serata di festa. Quella sera, Calvaruso e il gruppo erano saliti a Monreale per divertirsi. Quella che doveva essere una serata spensierata si è trasformata in una tragedia che ha distrutto famiglie e comunità.

Il racconto drammatico dei testimoni

La scintilla e la violenza. “Andrea Miceli, una delle vittime, si era avvicinato per calmare gli animi, ma gli hanno risposto: ‘ma tu cu minchia sì’”, racconta un testimone. Dopo uno scambio acceso e un colpo al volto con un casco, è scoppiata la rissa: calci, pugni, spintoni. Poi, i colpi di pistola.

Un testimone descrive così la scena: “Ho visto un ciclomotore BMW GS nero, vecchio modello. Il passeggero, basso e magro, sparava in aria. Il conducente, alto circa 1,90 m, con barba folta nera, gli diceva di non mirare in aria, ma sulla folla. I colpi erano ravvicinati, sembrava ci fossero più armi”.

La dinamica prima dell’omicidio

Scooter, provocazioni e aggressioni. Un altro testimone ricorda: “Intorno a mezzanotte un gruppo di ragazzi su cinque scooter decideva di andare via. Uno su un Liberty bianco accelerava all’improvviso, rischiando di investire me e i miei amici. Salvatore Turdo gli gridava perché non andasse più piano. Il conducente si fermava, metteva il cavalletto e, con altri due, ci accerchiava”.

Questo episodio, riportato nel provvedimento del gip che ha convalidato il fermo e disposto il carcere per Calvaruso, è parte del mosaico ricostruito grazie alle testimonianze degli amici delle vittime, che hanno collaborato attivamente con gli investigatori.

na strada di paese (Monreale) con un cordone di carabinieri, una motocicletta nera ferma sotto le luci blu lampeggianti, fiori e candele sul marciapiede in memoria delle vittime. L’atmosfera deve trasmettere tensione, dolore e silenzio, con colori freddi e toni realistici.