Una giornata nel segno del ricordo ma anche dell’ ascolto quella della presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, oggi a Palermo in occasione delle commemorazioni in memoria del giudice Paolo Borsellino. Una presenza che si snoderà tra i luoghi della memoria e poi in prefettura per l’audizione in Commissione  di Fiammetta Borsellino, la più piccola dei figli di Paolo, e dell’agente sopravvissuto alla strage Antonio Vullo. E a 25 anni a far da sfondo continua a rimanere pressante la richiesta di verità e le parole della figlia del magistrato che proprio sull’accertamento di quella verità risuonano come macigni. 

“Una parte della verità sulla strage di via D’Amelio è stata accertata, ma la sede processuale, con la difficoltà che deriva dal tempo trascorso, non può essere l’unica sede in cui cercare. Ci sono altre sedi, quella politica e quella parlamentare, ad esempio, in cui cercare di capire chi ha ucciso Borsellino e cosa abbia voluto impedire con la strage – ha detto la Bindi -. Dobbiamo – ha concluso – essere vicini ai familiari del magistrato”. La Presidente della Commissione non commenta le parole della figlia di  Borsellino in attesa di sentirla in audizione ma ci tiene a dire:  “Prendiamo molto sul serio le parole della figlia del giudice Borsellino, Fiammetta. Tanto che oggi l’ascolteremo come commissione Antimafia, come in passato abbiamo sentito la sorella Lucia e i fratelli del magistrato, Rita e Salvatore”.  “Non posso commentare le sue parole – ha aggiunto -. Aspettiamo di sentirla. Oggi ci consegnerà anche documenti processuali. Abbiamo il dovere di dare risposte alla richiesta di verità dei familiari di Borsellino. Da questo ad accertare le loro affermazioni c’è di mezzo il lavoro che la commissione antimafia dovrà svolgere”.

La Bindi, giunta in via D’Amelio, parla anche dei recenti sfregi compiuti a importanti simboli dell’impegno antimafia quali Giovanni Falcone e il giudice Rosario Livatino

“Gli oltraggi alla memoria, come i danneggiamenti della statua di Falcone e della stele di Livatino, dimostrano che c’è ancora gente non consapevole di cosa magistrati come Falcone e Borsellino hanno fatto e di quanto dobbiamo loro”. “A  uomini come loro – ha aggiunto – dobbiamo la democrazia di questo Paese”.

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