Perquisizioni sarebbero in corso nei confronti di familiari e presunti fiancheggiatori dei fratelli Graviano, boss di Brancaccio al 41bis, nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del 1993 a Firenze, Milano e Roma coordinata dalla Dda di Firenze e condotta dalla Dia fiorentina. In base a quanto appreso le perquisizioni sarebbero in corso a Palermo, Roma e Rovigo.

Le perquisizione a Palermo due passi del centro Don Pino Puglisi

Le perquisizioni della Dia questa mattina sono state eseguite nel quartiere Brancaccio a Palermo a due passi dal centro padre Pino Puglisi. Gli agenti della Direzione investigativa antimafia hanno portato via alcuni scatoloni dagli appartamenti indicati dal boss Giuseppe Graviano ai magistrati di Firenze.

Un’attività di supporto alle indagini della magistratura di Firenze. La Dia di Palermo ha messo a disposizione uomini e mezzi per eseguire i controlli. Sono state passate al setaccio le abitazioni dei familiari del boss tra questi il fratello, la sorella, le mogli e i figli di Giuseppe e Filippo Graviano.

Avrebbero riguardato una decina di persone, tutte incensurate e tutte non indagate, le perquisizioni effettuate stamani dalla Dia di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del 1993 a Firenze, Milano e Roma: tra loro figurerebbero il fratello, la sorella, le mogli e i figli di Giuseppe e Filippo Graviano e altri soggetti vicini alla famiglia. Scopo delle perquisizioni, secondo quanto appreso, la ricerca di eventuali riscontri alle dichiarazioni rese davanti alla corte di assise di Reggio Calabria. Tra i perquisiti ci sarebbe anche la vedova del cugino dei Graviano, Salvo, morto anni fa: stando a quanto riferito da Giuseppe Graviano avrebbe tenuto lui una scrittura privata con i nomi dei finanziatori, tutte persone decedute, a cui sarebbero stati collegati i 20 miliardi di lire che il nonno del boss di Brancaccio avrebbe consegnato a Silvio Berlusconi per investirli nel campo immobiliare, come dichiarata da Giuseppe Graviano in aula a Reggio Calabria. Alle perquisizioni ha preso parte anche la polizia postale per la duplicazione di pc.

Le nuove indagini dopo le frasi di Graviano

L’inchiesta sulle stragi del 1993 è stata aperta e chiusa più volte a partire dagli anni ’90, coinvolgendo nuovamente Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, in passato già indagati e archiviati. Le nuove verifiche sono partite quasi due anni fa dopo che Giuseppe Graviano, capo del mandamento di Brancaccio di Palermo, ha parlato davanti alla corte di Assise di Reggio Calabria, nel cosiddetto processo alla “‘Ndrangheta stragista” nel quale è stato condannato all’ergastolo.

Le accuse di Graviano a Berlusconi

Al processo Graviano ha accusato Silvio Berlusconi di aver fatto affari con suo nonno, che avrebbe consegnato all’ex premier 20 miliardi di lire per investirli nel campo immobiliare e che esisterebbe anche una scrittura privata, che avrebbe avuto suo cugino Salvo, in cui apparivano i nomi dei finanziatori.

Le dichiarazioni di Graviano sono state definite “prive di fondamento” dall’avvocato Niccolò Ghedini, legale del Cavaliere: mai conosciuti i Graviano né alcun rapporto con loro. L’inchiesta fiorentina è coordinata dal procuratore capo Giuseppe Creazzo e dagli aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli ed è finalizzata a svelare i presunti mandanti occulti delle stragi.

Le “confessioni” di Graviano

Il capomafia di Brancaccio, detenuto al 41 bis da 27 anni, ha raccontato che nel periodo in cui era latitante, avrebbe incontrato tre volte a Milano Silvio Berlusconi. Ecco cosa diceva sul leader di Forza Italia: “Avevo chiesto al mio compagno dell’ora d’aria, Umberto Adinolfi, di avvicinare persone vicine a Berlusconi per ricordargli il suo debito. C’erano soldi che mio nonno aveva consegnato a Silvio Berlusconi, all’inizio degli anni Settanta, si era stabilita la percentuale del 20% da allora in poi. C’era una scrittura privata che diceva di quell’investimento. Voglio ricordargli che sono ancora vivo, a differenza di mio cugino Salvo che nel frattempo è morto. E i patti vanno rispettati. Doveva rispettare un accordo che riguardava alcuni investimenti fatti con mio nonno”.

“Non ho fatto le stragi, sono innocente. Ho una dignità, una serietà, non dico bugie”, ribadisce Graviano. Al pm Lombardo dichiarò: “Vada a indagare sul mio arresto e sull’arresto di mio fratello Filippo e scoprirà i veri mandanti delle stragi, scoprirà chi ha ucciso il poliziotto Agostino e la moglie, scoprirà tante cose”. Così ha ribadito le “ombre” sul suo arresto, avvenuto a Milano il 27 gennaio 1994.

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