Spuntano una serie di video sui social di uno dei ragazzi arrestati per lo stupro del foro Italico a Palermo. Un secondo profilo di Cristian Maronia è stato aperto su TikTok ma dietro ci potrebbero essere parenti o amici, questo è un aspetto ancora tutto da chiarire. Oppure potrebbe trattarsi di un fake di cui sono all’oscuro tutti coloro i quali sono vicini all’indagato. Il ragazzo è in carcere e quindi materialmente non avrebbe potuto postare o aprire profili sui social. Ci sono una serie di contenuti tra 15 e 20 ore fa, in cui il ragazzo di discolpa.

“Non ero in me”

A nome del ragazzo sono stati scritti diversi post, tutti tendenti a discolparsi da quelle accuse terribili. Ci sono anche dei video, che forse (e ribadiamo forse) sarebbero stati girati dal ragazzo prima dell’arresto. Non vi è certezza nemmeno su questo perché oramai sono numerosi i programmi in grado di modificare gli audio dei video originali, apparendo verosimili. “Non ero in me quando è successo”; “Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata, ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici”; “me ne fotto proprio”. Sono alcuni dei post del ragazzo con chiaro riferimento a quel terribile stupro di cui è accusato.

“E’ un fake”

Non ha dubbi che si è in presenza di un fake Serena Mazzini, nota social media manager freelance esperta in critica dei new media. Spesso interviene a “Le Mattine” di Radio Capital con Selvaggia Lucarelli e Fabio Salamida. “Arriviamo all’apice – scrive la Mazzini -. Qualcuno sta prendendo vecchi video di uno dei ragazzi coinvolti e li sta modificando, aggiungendo frasi e commenti, caricandoli su un nuovo profilo. qui si parla di sostituzione di perdona e furto di immagine. Intanto l’hashtag (#nonhofattonulladimale) che sta usando per ogni video è virale su Twitter e il profilo di TikTok è pieno di commenti di persone molto giovani che non capiscano che è un fake. Non so se sono più preoccupata per la persona che si sta fingendo lui o per le centinaia di ragazzi che non capiscono che è un fake”.

Le polemiche con Ermal Meta

Lo stupro in branco al Foro Italico di Palermo finisce per coinvolgere anche personalità del mondo della musica. Le durissime parole usate sui social da Ermal Meta, il noto cantante di origini albanesi, scatenano un putiferio. E il quasi inevitabile dibattito tra pro e contro, come sempre capita in vicende tanto crude quanto al limite anche della sola immaginazione. Vicende che spesso finiscono per innescare reazioni vibranti e discutibili. L’episodio è quello dello stupro in branco di 7 giovanissimi nei confronti di una minorenne, tra cui uno (all’epoca dei fatti) ancora minorenne.

Il tweet incriminato

Tutto è nato da un messaggio su twitter scritto da Ermal Meta: “Lì in galera, se mai ci andrete, ad ognuno di voi ‘cani’ auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro”. L’artista è come se invocasse una sorta di “legge del taglione” e questo fa scatenare la reazione di molti utenti che ritengono queste parole sopra le righe. Le frasi pronunciate dal cantante in molti casi vengono definiti dagli utenti del web “orribili”.

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