Il futuro di Sviluppo Italia Sicilia è nelle mani della giunta regionale di governo. L’esecutivo si riunisce oggi pomeriggio e fra gli argomenti all’ordine del giorno c’è proprio la situazione della partecipata in difesa della quale scende in campo anche la politica.

“Il presidente Crocetta è libero di fare tutte le nomine che crede – dice  Mimmo Turano, capogruppo dell’Udc all’Ars – ma deve impegnarsi a rilanciare una partecipata funzionante e strategica per evitare di scrivere l’ennesima pagina drammatica per lo sviluppo sociale ed economico della nostra terra”.

Le affermazioni di Turano arrivano in vista della riunione della giunta regionale che oggi, secondo quanto annuncia lui stesso, dovrà decidere se salvare o sciogliere Sviluppo Italia Sicilia.

“La liquidazione di Sviluppo Italia Sicilia – spiega il capogruppo dello scudocrociato – costituirebbe per la Regione siciliana l’ennesimo esempio di sperpero di risorse pubbliche, visto che la società è stata acquistata nel 2008 per 10 milioni di euro e, oltre a disporre di un capitale umano costituito da 75 professionalità altamente specializzate, ha nel proprio patrimonio un incubatore di imprese a Catania all’interno del quale sono presenti 15 aziende produttive e innovative”.

“Non bisogna trascurare – aggiunge Turano – anche gli effetti deleteri che la liquidazione della società avrebbe sul piano Garanzia Giovani di cui Sviluppo Italia, secondo il piano di attuazione regionale,dovrebbe erogare i servizi di accompagnamento alla creazione d’impresa”.

“Liquidare Sviluppo Italia Sicilia sarebbe un errore fatale, l’ennesimo sperpero di un prezioso capitale finanziario e umano”, conclude.

“Da fonti interne a Sviluppo Italia-Sicilia risulta che già oggi pomeriggio si riunirà l’assemblea dei soci per deliberare la liquidazione della società partecipata regionale – sostiene Giovanni Di Giacinto capogruppo del Pse all’Assemblea regionale siciliana -. Trovo assurda una decisione che vada in questo senso e peraltro anche ingiustificata alla luce del fatto che Sviluppo Italia-Sicilia ha svolto in passato un lavoro importantissimo per le iniziative imprenditoriali soprattutto rivolte ai giovani. Oggi, anche in presenza di una norma, che obbliga i vari Dipartimenti regionali ad assegnare prioritariamente a Sviluppo Italia Sicilia le commesse che può svolgere la stessa società, i vari rami dell’Amministrazione si rivolgono all’esterno (Formez e Invitalia). Ed in più si mette in liquidazione una società strategica per la Regione Siciliana, buttando alle ortiche il know how della società e tutta la professionalità dei circa 70 dipendenti”.

L’ex deputato regionale del Pd all’Ars Fabrizio Ferrandelli pubblica un intervento sul blog dei Coraggiosi in merito alla liquidazione della società .

“Si può far morire in Sicilia un’azienda strategica della Regione che negli anni ha accompagnato la nascita di oltre 17.000 realtà imprenditoriali, erogato oltre 500 milioni di euro di incentivi e favorito la creazione oltre 70 mila nuovi posti di lavoro? Una società che potrebbe vivere di risorse extra regionali e quindi non a carico dei siciliani?

Ebbene sì, per incapacità di questo Presidente della Regione e del suo governo oggi Sviluppo Italia Sicilia verrà liquidata: 75 lavoratori qualificati saranno abbandonati per strada e l’incubatore di imprese di Catania, di proprietà della società e quindi della Regione e cioè di tutti noi siciliani (un immobile industriale da 7500 mq che ospita 15 aziende produttive e innovative) sarà svenduto in qualche asta giudiziaria per soddisfare i creditori, aggiungendo al danno della perdita dei posti di lavoro, la beffa della distruzione di un patrimonio economico e produttivo di questa regione.

A nulla sono valse – continua Ferrandelli –  le mie denunce di questi anni: incapacità manageriale, mancanza di commesse da parte della Regione (e stiamo parlando di una società mono committente per legge e che non può quindi andare sul mercato), mancanza di un piano industriale, che i dipendenti si erano persino premurati a scrivere e nel quale si dimostrava che la società poteva farcela se solo la Regione avesse fatto gli interessi della società.

Inascoltate sono rimaste persino le proteste dei dipendenti che qualche giorno fa hanno denunciato l’illegittimità del provvedimento dell’assessorato al Lavoro che, in violazione della legge e di una delibera di giunta, ha privato la società delle attività legate al progetto Garanzia Giovani.

Questo governo regionale e questi 90 deputati regionali, alla fine di questa tragica legislatura, verranno ricordati per aver salvato sino alla fine la loro poltrona e soprattutto per aver ucciso la speranza delle generazioni future. A noi toccherà riprenderci il futuro, ridare la speranza, disegnare un nuovo sviluppo economico della Sicilia che parta da tre parole chiave: innovazione, internazionalizzazione e cooperazione. Vogliamo essere la buona politica – conclude l’ex deputato – quella che all’assistenzialismo preferisce la meritocrazia, all’appartenenza preferisce la competenza. Insomma, una politica che in Sicilia dopo 15 anni faccia finalmente le cose giuste”.

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