Piombano tagli sugli investimenti per la sanità in Sicilia. A determinarli è il nuovo decreto di rimodulazione del Pnrr del ministro per la Coesione Raffaele Fitto che rimodulerebbe in tutta Italia progetti sulla sanità per un valore complessivo di 700 milioni di euro.

I tagli vengono disposti soprattutto in due misure: oltre mezzo miliardo riguarderebbe la misura “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”, mentre un taglio di 132 milioni è previsto nel programma “Ecosistema innovativo della salute”. Tagli di piccola entità in altre tre misure. Si tratta, in tutti i casi, di assi di spesa su cui le Regioni hanno previsto progetti di potenziamento della rete di medicina di prossimità quindi quella domiciliare o la rete di assistenza locale. Una scure che non piace e che anche in Sicilia trova un forte “no” così come in tutte le altre 19 regioni.

Il coro di no al vertice degli assessori alla Salute

Ieri il vertice online degli assessori alla Salute di tutte le Regioni, al quale ha preso parte anche la titolare della delega nel governo Schifani, Giovanna Volo, insieme al suo staff: il coro di “no” è stato unanime e adesso gli assessori regionali chiedono, in sostanza, al ministro di ritirare il decreto che nell’Isola azzopperebbe buona parte dei progetti già previsti (e approvati dal governo nazionale) finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Musolino, “Ministro Fitto vuole distruggere la sanità”

“Il ministro Fitto vuole distruggere la sanità. I tagli alla sanità, tramite il trasferimento di linee di finanziamento già approvate ad altre voci del Pnrr, sono inaccettabili: dopo la scelta di non sottoscrivere il Mes sanitario, tagliare anche le risorse Pnrr, colpendo medici e ospedali, costituisce un disegno scellerato che sembra voler condurre alla definitiva morte del servizio sanitario nazionale. Se questo è l’obiettivo, si abbia il coraggio di dirlo chiaramente e pubblicamente”. Lo afferma la senatrice Dafne Musolino, responsabile Pnrr per Italia Viva.

“Che si tratti di una strategia fallimentare è dimostrato dalla preoccupazione delle regioni, e dalla riunione a cui hanno partecipato tutti gli assessori alla sanità. Va bene finanziare RepowerEu, ma non a danno della sanità pubblica, a cui sarebbero tagliate risorse per 700 milioni di euro. Perfino la Sicilia del presidente Schifani ha espresso il suo disappunto”, spiega Musolino.

Bilancio salvo, un paio di norme impugnate

In attesa di sapere se il ministro Fitto accoglierà l’invito al ritiro mosso dalle Regioni, in Sicilia si fanno i conti con l’impugnativa di Palazzo Chigi.

Il bilancio è in salvo, ma un paio di norme sono state impugnate dalla Finanziaria. Nessuno stop, come inizialmente trapelato dalla Regione, all’aumento del carico di lavoro per gli operai forestali. La norma aumenta da 78 a 101 le giornate lavorative annue ha effettivamente passato il vaglio di Palazzo Chigi.

Semaforo rosso, invece, per la trasformazione del Cefpas, il centro di formazione per medici e personale paramedico, in ente del sistema sanitario e per gli aumenti ai dipendenti regionali.

Governo nazionale pronto impugnare 30 articoli del “Collegato”

Ma un’altra scure è pronta ad abbattersi: l’avvocatura dello Stato ha già definito la relazione trasmessa al ministero dell’Economia sulle norme contenute nel “collegato” che presentano profili di incostituzionalità. E sono dunque pronte per essere impugnate dal governo. L’assessore all’Economia Marco Falcone è già andato a Roma per prendere parte allo screening di tutte le leggi inserite nel “collegato” alla Finanziaria, di cui almeno 30 articoli sono a rischio impugnativa perché non in linea con la Costituzione. Non ne fa mistero lo stesso titolare della delega all’Economia, il quale riconosce che «alcune norme andranno salvate, mentre su altre invece dovremo soprassedere, rinviandole ad altro viatico legislativo».

Le norme del collegato a rischio

Tra queste, a rischio stop c’è anche la norma che prevede l’assistenza psicologica da finanziare con il capitolo regionale per le attività socio-sanitarie, a supporto delle donne che partoriscono bambini nati già morti o che restano in vita appena qualche ora.

Ma lo stop è pronto anche per il provvedimento da 10 milioni di euro che avrebbe istituito un bonus fino a 18mila euro annui per i medici che prestano servizio nelle strutture con gravi carenze di personale. E ancora, fumata nera per la proroga fino al 2025 per le graduatorie dei precari Covid che sperano nella stabilizzazione, così come è disco rosso per la norma che avrebbe ampliato le piante organiche delle case di comunità e per quella che stanziava oltre 20 milioni di euro per l’aumento delle rette delle strutture sanitarie convenzionate.

Tra le norme impugnate c’è quella che avrebbe istituito la Fondazione del Belice, con un finanziamento da poco meno di 500mila euro per la promozione del Cretto di Burri. Stop anche ai 4,2 milioni di euro per la ricapitalizzazione di Airgest, la società che gestisce lo scalo di Trapani-Birgi, e alla norma che avrebbe consentito gli scatti di carriera per i familiari di vittime di mafia (e successive integrazioni), di cui avrebbe beneficiato anche il deputato regionale Marco Intravaia (FdI).

De Luca all’attacco

“Questa impugnativa – attacca il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca – mette in evidenza l’assenza di strategia e di visione del governo Schifani, perché, prima che politica, l’impugnativa è giuridico-amministrativa. Non si può neanche parlare di dilettanti allo sbaraglio, perché Schifani non è un dilettante. Sinceramente mi aspettavo che la sua assenza dall’aula nei giorni dell’esame della Finanziaria fosse giustificata da un confronto con Roma per mettere in sicurezza la sua prima vera Finanziaria. Evidentemente non ha fatto neanche quello”.

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