Sanità siciliana al palo ed in grandi difficoltà. Mentre il governo della Regione vara un piano di edilizia ospedaliera che dovrebbe portare a strutture nuove e all’avanguardia in un periodi di 4/6 anni, il quotidiano continua ad essere uno stillicidio di difficoltà, allarmi, carenze di personale e attrezzature e strutture vetuste. I medici, sempre troppo pochi per affrontare le esigenze, devono anche confrontarsi con un rapporto ormai incrinatosi con i pazienti e troppo spesso tale da degenerare in aggressioni a volte criminali, altre volte frutto di esasperazione comunque inaccettabile.
Temi che BlogSicilia affronta con Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, oltre cinquanta anni di professione. Uno scenario della sanità senza filtri quello tracciato in questa breve chiacchierata: dai medici che abbandonano l’Italia alla digitalizzazione e telemedicina, mettendo in evidenza il rapporto medico-paziente che sembra inabissarsi in una crisi senza fine. In ogni caso, per Amato è cruciale riconoscere il valore dei medici di medicina generale e fornire loro pari trattamento e sostegno.
Lo scandalo dell’Università fantasma e delle false lauree
Uno dei grandi temi di questi giorni è quello della formazione dei medici ma proprio quando c’è bisogno di nuovi professionisti la procura apre un fascicolo su presunte lauree false sulla base di una inchiesta di un quotidiano. La risposta è affidata all’ordine nel suo complesso: “Fermo restando il rispetto e il pieno sostegno all’attività di indagine della magistratura, l’Ordine di Palermo è del tutto estraneo da qualsivoglia forma di interesse, compartecipazione e coinvolgimento con l’Istituto”.
Pertanto, proseguono i consiglieri dell’Ordine: “Prendiamo le distanze dall’università straniera, o dipartimento che sia, a tutela dell’immagine e il decoro dell’Ordine e dei suoi iscritti e da qualsiasi insinuazione priva di fondamento”.
“Coralmente – dicono i consiglieri – esprimiamo la nostra piena solidarietà al presidente dell’Omceo Salvatore Amato, che si è semplicemente limitato, a mero titolo personale e nell’esercizio delle sue facoltà private, a fornire all’università la sua disponibilità per attività di docenza e di coordinamento. Precisiamo, con l’occasione, che i locali della sede dell’Ordine sono da sempre luogo di incontri e di relazioni a disposizione dei tutti gli iscritti per lo svolgimento di attività scientifiche e di formazione”.
“Siamo vicini – concludono i consiglieri – anche a tutti i professionisti, docenti e discenti che a vario titolo probabilmente sono stati tratti in inganno, augurandoci quanto prima che gli inquirenti facciano luce su questa brutta vicenda”.
Presidente Amato, in questo mezzo secolo come è cambiato il ruolo del medico?
“Quando mi sono iscritto alla facoltà di medicina, il medico era ancora un professionista rispettato. L’era del paternalismo medico era già passata, ma il medico rimaneva una figura di grande importanza per ogni famiglia. Ora, assistiamo impotenti alla sua rovina catastrofica. I medici sono lasciati soli, senza alcuna protezione, in una condizione di abbandono insostenibile. Ogni giorno siamo testimoni di atti di violenza contro gli operatori sanitari, già esausti per le lunghe ore di lavoro e sottopagati rispetto alla media europea.
Non è passato molto tempo dalla pandemia, quando questi stessi medici venivano acclamati come eroi. Ma cosa è successo agli eroi di ieri? Come hanno potuto diventare vittime sacrificali? È evidente che in un sistema nazionale che non protegge i suoi operatori sanitari, il ruolo del medico non può recuperare la dignità e l’importanza che aveva in passato. Per questo motivo, chiediamo un intervento concreto da parte dello Stato”.
Le aggressioni ai medici sembra incontrollabile
“Il fenomeno delle aggressioni rende il luogo di lavoro insidioso e pericoloso, ma questo, purtroppo è uno scenario che si riscontra in tutto il mondo senza grosse differenze. Come referente degli Esteri della FNOMCeO (Federazione degli Ordini dei Medici) ho partecipato ad un meeting internazionale sulle aggressioni ai sanitari, erano presenti tutti gli Stati del nostro continente e ciò che è emerso è che i numeri sono pressappoco identici. Ma anche dall’altra parte del globo la situazione è descrivibile con la stessa terrificante sintesi: in Canada i medici vengono picchiati come in Italia, e, proprio per questo, credo che sia compito delle organizzazioni mondiali trovare una strada da seguire in forma congiunta, in modo da arginare il fenomeno e consentire, così, a coloro che curano di agire in un ambiente sicuro”.
Medici in fuga dall’Italia
“La globalizzazione ha esteso il campo d’azione della professione medica, rendendo comune il fenomeno della migrazione dei medici tra paesi. È frequente sentire di medici americani che si trasferiscono a Dubai o di professionisti brasiliani che lavorano in Argentina. I giovani medici formatisi in Italia spesso scelgono di emigrare per diverse ragioni, tra cui la ricerca di una vocazione professionale più soddisfacente all’estero. Questa decisione è influenzata dalle migliori opportunità di carriera, compensi economici più elevati e un migliore equilibrio tra lavoro e vita personale, caratterizzato da meno straordinari non retribuiti e un ambiente lavorativo meno caotico. Un altro fattore che spinge i professionisti della salute a cercare opportunità all’estero è il sistema legale italiano, che sottopone gli errori medici all’analisi delle corti penali. Questa peculiarità, condivisa solo con Polonia e Messico, genera un costante timore tra gli operatori sanitari italiani di essere coinvolti in procedimenti giudiziari che, sebbene nella stragrande maggioranza dei casi si concludano con l’assoluzione, possono minare le loro carriere e reputazioni costruite con anni di duro lavoro e studio. Questa situazione ha alimentato la pratica della medicina difensiva, contraria alle necessità attuali del sistema sanitario. Anche se recentemente è stato introdotto lo scudo penale per i medici, resta ancora molto da fare per garantire una solida protezione alla professione medica”.
Medici di famiglia settore che rischia di collassare
“I medici di medicina generale sono la colonna portante del sistema sanitario nazionale, oggi in crisi per due ordini di ragioni: il primo risiede in un sovraccarico delle incombenze amministrative che schiacciano il lavoro primario dei medici di famiglia; il secondo in una diseguaglianza di trattamento economico che si rinviene durante il percorso di formazione. I giovani medici che scelgono di intraprendere il cammino tracciato per la medicina generale devono accontentarsi della metà di quanto viene erogato per le borse di studio per i colleghi che scelgono le specializzazioni, sentendosi così considerati come medici di ‘serie B’.
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