Dopo aver respinto ogni accusa torna in libertà Loreto Li Pomi, 59 anni, il maresciallo del Nas che era finito agli arresti domiciliari nei giorni scorsi nell’ambito dell’operazione della guardia di finanza Sorella Sanità 2 che ha portato ad un totale di 10 indagati. Li Pomi, palermitano, luogotenente dei carabinieri, è indagato per tentata turbata libertà degli incanti. Il Gip di Palermo gli ha revocato gli arresti domiciliari ma comunque dandogli una misura cautelare, l’obbligo di dimora.

Ha negato ogni accusa

Nei giorni scorsi Li Pomi era stato tra quelli che avevano risposto alle domande del gip Clelia Maltese nell’ambito del nuovo filone di indagine dell’inchiesta sulle tangenti nell’ambito della sanità siciliana. Un’indagine ruota su un presunto giro di mazzette legati ad appalti dal valore di centinaia di milioni. Li Pomi, così come gli altri indagati, ha negato ogni accusa e forma di corruzione, prospettando una versione diversa su quanto trascritto nelle intercettazioni.

I “pentiti”

L’inchiesta ruota sulle dichiarazioni rese dall’ex direttore dell’Asp di Trapani Fabio Damiani e il faccendiere Salvatore Manganaro. Due pentiti che hanno raccontato al procuratore aggiunto Sergio Demontis ed ai sostituti Giacomo Brandini e Andrea Zoppi, che per aggiudicarsi gli appalti nella sanità siciliana sarebbe stato sufficiente fare le pressioni giuste e pagare.

Le accuse a Li Pomi

In particolare il militare dei Nas è accusato di aver favorito un altro degli indagati, l’imprenditore Massimiliano D’Aleo. Secondo l’accusa avrebbe fatto forti pressioni su quello che era all’epoca il presidente della Cuc, la centrale di committenza, per far aggiudicare la gara per la manutenzione di apparecchiature medicali dell’Asp di Palermo alla società controllata per l’appunto fa D’Aleo. Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Con lo stesso provvedimento il gip ha disposto il sequestro di 700.000 euro quale prezzo del reato di corruzione, nonché, a carico di 3 società, il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno.

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