Lo stalking sfociato addirittura nel terrore e nelle vere e proprie intimidazioni. Condannati madre e figlio a Palermo per aver letteralmente vessato per anni una famiglia che era loro vicina di casa.

Tre anni ciascuno, secondo quanto stabilito il giudice Marco Petrigni della quinta sezione penale del tribunale di Palermo, per Maria Scrima, 83 anni, e per il figlio di 57 anni, Roberto Brambille.

Assolto invece un terzo imputato per non aver commesso il fatto. Ad emergere nel corso del processo una serie infinita di vessazioni che le vittime, una famiglia composta da due coniugi e dai loro due figli, sono state costrette a subire. In alcuni casi anche vere e proprie umiliazioni. La Scrima assolta dall’accusa di calunnia ma comunque sarebbe eventualmente intervenuta la prescrizione. Nonostante tutto il giudice è voluto entrare nel merito della vicenda anche su questa accusa ritenendo in questo caso di emettere l’assoluzione con formula dubitativa perchè il fatto non costituisce reato.

Gravi offese

Tutto sarebbe cominciato quando le vittime iniziano a fare una serie di lavori edili nella loro abitazione a Palermo. I vicini hanno cominciato ad inveire contro di loro, lanciando accuse che poi si sono rivelate solo infamanti.

I vicini infatti ritenevano che quei lavori in corso fossero abusivi e che i proprietari si facessero forti di fantomatiche amicizie con esponenti della criminalità. Numerose volte all’indirizzo delle vittime furono proferite minacce e gravi ingiurie. “Hanno minato la serenità domiciliare dei vicini” ha concluso il giudice nell’emettere sentenza.

Numerose volte la famiglia presa di mira, difesa dall’avvocato Antonio Treppiedi, proprio per questo ha sporto denuncia per diffamazione e calunnia.

“Mafioso”, “ladro”, “topo di fogna”, “bifolco”, “corrotto”, “delinquente”, “morirete tutti” erano le frasi spesso indirizzate alle vittime.

I danneggiamenti

In più occasioni dalle parole si passò anche ai fatti. Secondo quanto emerso nel dibattimento i vicini danneggiarono alla famiglia una staccionata a colpi di piccozza. Addirittura fu cosparso dell’acido per cagionare la morte di alcune piante. Quella casa gradualmente non fu neanche più fruita dagli stessi proprietari per paura delle continue aggressioni verbali nei loro confronti.

La sentenza

Il giudice ha stabilito una condanna a 3 anni ciascuno ai due imputati ritenuti colpevoli di stalking.

Ma non solo: ha anche stabilito un risarcimento alla parte civile, vale a dire alla famiglia vittima delle vessazioni, pari a 5 mila euro oltre al pagamento di tutte le spese processuali. Gli imputati preannunciano che proporranno appello.

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