“Subito dopo le feste, a gennaio, abbiamo già programmato un nuovo incontro con Roma dopo i primi accordi Stato Regione. Sul tavolo ci saranno temi importanti come la defiscalizzazione dei carburanti in Sicilia, la continuità territoriale, la fiscalità per lo sviluppo ed il riconoscimento della condizione di insularità per la nostra regione. E tutto parte da quello che sarà il grande tema del 2019: l’autonomia regionale differenziata”.

A parlare è il Vice Presidente della Regione siciliana e assessore regionale per l’Economia che nell’ultimo sabato del 2018 apre le porte dell’assessorato di via Notarbartolo per presentare i dati dell’economia siciliana. Dati importanti perché saranno la base attraverso la quale la Sicilia si presenterà a Roma a contestare l’assunto che le regioni del Nord contribuiscano più di quelle del Sud e dunque, avendo un saldo fiscale attivo, debbano avere maggiori vantaggi dall’autonomia.

Il servizio statistica dell’assessorato regionale ha fatto i conti e questo dato appare superficiale. E ci tiene a precisare che si tratta di conti fatti su base scientifica rigorosa con gli stessi metodi usati dall’Istat e di parte integrante delle valutazioni Istat essendo questo ufficio statistica uno di quelli che fornisce le basi di calcolo proprio all’Istituto nazionale.

“L’assunto delle Regioni del Nord è che quelle realtà siano contributori netti ovvero che versino al fisco più di quanto non ottengano indietro in servizi – dice Armao – in realtà quel gap è ormai quasi del tutto inesistente perché con l’abbattimento degli investimenti al Sud dal 2008 ad oggi, è sceso fino quasi a sparire. Se poi si considera la spesa per investimenti pro capite e il livello di infrastrutturazione ecco che la realtà si ribalta”.

L’analisi statistica parla di una spesa pro capite che in Sicilia è circa l’82% rispetto alla spesa del Centro Nord dunque più bassa rispetto alle regioni che sostengono il contrario. Nel 2008 la spesa per investimenti era di 1322 euro pro capite al Sud come al Centro Nord ma nel 2016 si è scesi a 833 euro in Sicilia, poco più di mille al centro e 1.100 al Nord. Il residuo fiscale, dunque, è sceso ad appena 933 euro pro capite e questo è compensato da fattori di servizi non resi, di infrastrutturazione arretrata e dal deficit dovuto all’insularità.

“Sulla base di questi dati porteremo fatti al tavolo delle trattativa e non soltanto teoremi – aggiunge Armao – anche perché la contrazione degli investimenti è dovuta prioritariamente all’amministrazione centrale che negli anni ha lasciato scendere gli investimenti al Sud da 683 euro pro capite a 294”.

Anche il dato sul personale pubblico siciliano si è contratto. La Sicilia ha subito una cura dimagrante che l’ha portata in linea con il resto d’Italia per personale pubblico. Le cifre parlano di una consistenza generale in Italia di 53,7 dipendenti pubblici ogni mille abitanti. Nel 2008 la Sicilia era realmente al di sopra di questa soglia con 63,9 dipendenti per mille abitanti ma già nel 2016, dopo soli otto anni, si trovava a 54 dipendenti per mille abitanti, in linea col dato nazionale e delle regioni del Nord.

Ma Armao ha voluto anche raccontare dell’accordo raggiunto per la ripartenza del credito in Sicilia dopo anni durante i quali la concessione di credito da parte delle banche si è contratta con effetti nefasti sull’economia di aziende e famiglie. C’è poi la rinegoziazione del debito regionale. La Sicilia è stata la prima regione d’Italia a rivedere il debito con Cassa depositi e prestiti a iniziare dal costo dei derivati che nell’intero periodo rischiano di costare 500 milioni ai siciliani e che già negli anni passati sono costati 40 milioni l’anno. Con la rinegoziazione questo importo annuale scenderà.

Inevitabile un accenno a bilancio e Legge di stabilità dopo la scelta di approvare un mese di esercizio provvisorio contrariamente a quanto annunciato fino a qualche ora prima. “L’esercizio provvisorio è fatto soltanto come strumento tecnico per consentire di arrivare entro il 2018 ad approvare la legge di bilancio e la legge di stabilità, è un fatto assolutamente tecnico, non ha valenza di un esercizio provvisorio senza bilancio come purtroppo per decenni è avvenuto. E’ importante che la Regione si sia data attraverso il governo un bilancio entro metà dicembre con una delibera di giunta” ha concluso il vice presidente.

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