In Sicilia non c’è più acqua. Il rischio siccità denunciato a gennaio dello scorso anno e poi dato per superato in realtà non è mai stato affrontato. Così un inverno con piogge non copiose come quello attuale ha completato l’opera.

Non ci sarà solo emergenza rifiuti sul tavolo del Presidente della Regione ma fra oggi e domani arriverà anche la relazione sull’emergenza idrica che porterà di nuovo alla turnazione nella distribuzione idrica.

Il lago di Piana degli lbanesi, solo per fare un esempio, può contare solo su 1 milione e 670 mila litri d’acqua. la sua capacità è di 32 milioni e l’indice di rimepimento in questo periodo dell’anno normalmente supera i 18 milioni. la situazione è simile nell’invaso del Poma, nel lago di Scanzano e alla diga Rosamarina.

La distribuzione idrica va diminuita almeno del 30% e se non pioverà in estate questa cifrà potrebbe arrivare al 50%. Insomma acqua a giorni alterni nelle case come non si vedeva da decenni a meno che non piova in maniera consistente nei prossimi giorni. E soprattutto non deve trattarsi di pioggia forte e breve ma di piogge meno intense e più durature per garantire la raccolta idrica.

Mentre la Sicilia si avvia a una nuova crisi idrica si scopre che anche nella depurazione delle acque che serve soprattutto a evitare la siccità nei campi oltre a garantire la limitazione dell’inquinamento marino la Regione è indietro e i comuni siciliani a rischio multa dalla Comunità Europea. li interventi degli ultimi anni non sembrano essere serviti a nulla o quasi.

In Sicilia vengono segnalate 324 irregolarità, con 228 comuni su 390 che non depurano l’acqua come si dovrebbe e che non hanno adeguate reti fognarie. I dati sono stati pubblicati sul portale acqua.gov.it. e diffusi da Legambiente. Per le inadempienze nell’attuazione della direttiva, l’Italia ha già subito due condanne da parte della Corte di giustizia europea, la C565-10 (Procedura 2004-2034) e la C85-13 (2009-2034) e adesso siamo alla fase di avvio di una nuova procedura di infrazione (2014-2059).

Si va dal caso di Palermo (le acque prodotte da oltre mezzo milione di abitanti non sono depurate), fino a piccoli comuni. Da quando il servizio è stato affidato a privati, i nuovi impianti costruiti si contano sulle dita di una mano e i vecchi sono al limite della loro vita, mentre i cittadini pagano nella bolletta idrica per depurazioni inesistenti. Ancora più grave è la questione del mancato recupero e riutilizzo delle acque reflue in periodi di siccità. A Palermo le acque del depuratore di Fondo Verde, invece di essere usate anche per il solo ravvenamento delle falde idriche (art.74, 95 e 104 del D.lgs 152/06) sono fatte confluire nella rete fognaria, senza contrastare i fenomeni di cuneo salino della Piana dei Colli che rischia di desertificare i terreni fino a Mondello.

Leggi qui la posizione degli ambientalisti

Leggi anche torna la sete in Sicilia ma buttiamo via 600 litri d’acqua al girono

Articoli correlati