Gli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle hanno permesso di disvelare un complesso meccanismo fraudolento finalizzato alla gestione di rifiuti metallici al di fuori del circuito legale, mediante l’utilizzo di false fatturazioni.
Due imprenditori sono stati arrestati nell’operazione Old Waste della Guardia di Finanza: i fratelli Baldassarre e Vincenzo Marino, imprenditori della “Fondi Metal srl”, residenti a Carini. Posti ai domiciliari, secondo le indagini hanno gestito un maxi traffico di rifiuti con la complicità di un commercialista indagato.
Oltre i due arresti il gip del tribunale di Palermo ha emesso altre 13 misure cautelari, obbligo di firma e interdittive, a carico di altri imprenditori del settore e raccoglitori di ferro, i cosiddetti “cenciaioli”.
Tutti partecipavano allo smaltimento illegale di rottami metallici. Ma sono 146, in tutto, gli indagati per reati ambientali e tributari. Un affare, secondo i finanzieri del Nucleo economico e finanziaria, da oltre tre milioni di euro.
I piccoli imprenditori appartenenti al “primo livello” della filiera, cc.dd. “cenciaioli” detti anche “facciamo sbarazzi”, recuperavano i rifiuti metallici del tipo rame, ferro, ottone, alluminio, ecc.., provvedendo al successivo conferimento presso le “piattaforme di raccolta” (c.d. “secondo livello”).
A fronte dei conferimenti emettevano fatture – i cui importi non venivano dichiarati al fisco – per quantitativi di materiale ferroso di gran lunga superiori, tuttavia, a quelli effettivamente ceduti dai “cenciaioli”. Ciò, al fine di consentire alle società conferitarie di avere una giustificazione cartolare a importanti disponibilità di merce in realtà provenienti da un parallelo circuito illecito.
Il pagamento delle fatture avveniva attraverso bonifici/assegni bancari nei confronti dei “cenciaioli” operatori di “sbarazzi” che poi prelevavano in contanti le somme ricevute che provvedevano a restituire alle “piattaforme di raccolta”, trattenendo solo una minima parte a titolo di compenso.
Complessivamente sono 146 le persone a vario titolo indagate nell’ambito dell’inchiesta svolta dalla Guardia di Finanza sotto la direzione della Procura di Palermo, per reati ambientali e tributari.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Palermo,
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito quindi un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal gip del Tribunale di Palermo nei confronti di 15 soggetti, responsabili a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, emissione di fatture false e occultamento di documentazione contabile, operanti nel settore dello smaltimento di rottami metallici.
L’illecito traffico, intercettato già dal sistema antiriciclaggio – nel cui ambito sono state prodotte oltre 45 segnalazioni per operazioni sospette sulle principali persone fisiche e giuridiche oggetto di indagini, così confermando la validità e l’efficienza di tale presidio di prevenzione – ha poi determinato l’avvio di più penetranti investigazioni di natura penale.
In particolare, le indagini hanno fatto emergere un articolato sistema criminale, attraverso il quale piccoli imprenditori titolari di ditte individuali – evasori totali e privi di autorizzazione ambientale – hanno movimentato, nel periodo dal 2014 al 2017, solo cartolarmente merce per 3,5 milioni di euro, in realtà non corrispondente a effettivi conferimenti di materiale.
La principale funzione di tali ditte, infatti, è stata quella di creare fatture false da consegnare a 6 società specializzate nella raccolta e trattamento dei rifiuti, con sede a Palermo, Carini (Pa) e Capaci (Pa), che a loro volta avevano la necessità di fornire giustificazione documentale al materiale acquistato di fatto a prezzi più convenienti da canali non ufficiali, e che una volta lavorato sarebbe stato rivenduto a prezzo di mercato.
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