Sarà eseguita martedì 2 febbraio alle 15 nell’istituto di medicina legale del Policlinico di Messina l’autopsia sul corpo di Roberta Siragusa la ragazza di 17 anni uccisa a Caccamo la notte tra sabato 23 gennaio e domenica 24.

Per il delitto è accusato il fidanzato Pietro Morreale di 19 anni. E’ quanto è stato deciso nel corso dell’incidente probatorio davanti al gip Angela Lo Piparo.

“Una volta finita l’autopsia – dicono gli avvocati che assistono la famiglia di Roberta Giuseppe Canzone e Sergio Burgio – il corpo della ragazza potrebbe tornare già domani sera a Caccamo. E’ stata scelta Messina anche perché oltre ai consulenti della difesa e della procura all’esame prenderanno parte anche i carabinieri dei Ris che proprio a Messina hanno la sede”.

Intanto Pietro Morreale ha sostituito gli avvocati. La voce che circolava da sabato ha avuto conferma questa mattina al tribunale di Termini Imerese durante l’udienza davanti al gip Angela Lo Piparo per conferire l’incarico per eseguire l’autopsia.

Oggi è un giorno importante per conoscere la verità visto che probabilmente oggi stesso sarà eseguito l’esame sul corpo della povera ragazza.

Il delitto

Un omicidio davvero brutale che ha fatto piombare il piccolo centro della provincia di Palermo nel profondo sconforto. Un delitto che secondo la procura di Termini Imerese, diretta da Ambrogio Cartosio, è stato commesso dal fidanzato della ragazza Pietro Morreale di 19 anni. Dunque sarà l’esame sul corpo della giovane che dirà come è stata uccisa Roberta. Chiarirà dove è stato commesso il delitto. A che ora è morta la ragazza.

I misteri

Sin dall’inizio è sembrato tutto molto strano. I carabinieri, coordinati dal pm Giacomo Barbara, che sono arrivati domenica mattina a casa di Pietro Morreale hanno trovato sua stanza era in perfetto ordine.

“Nessun oggetto fuori posto, il letto rifatto, non c’erano abiti o altro — scrive il gip di Termini Imerese Angela Lo Piparo — la scrivania sembrava non essere mai stata utilizzata” . Immagini significative, sottolinea il giudice: “ Sono la rappresentazione plastica della precisa volontà di inquinamento delle prove”.

Tutto quell’ordine contrasta “con lo stato di turbamento emotivo e l’inevitabile trambusto della rivelazione ai genitori financo di quella verità che essi hanno detto essergli stata rivelata dal figlio: “Non l’ho uccisa io, si è data fuoco”. Il padre ha dichiarato ai carabinieri: “Non mi ero accorto dell’orario di rientro di Pietro. L’ho visto in pigiama e vestaglia, a letto” . E ha aggiunto: “Mio figlio mi ha raccontato le ultime parole della ragazza prima di cospargersi di fuoco: ” Ora ti consumo io”. E lui è svenuto mentre lei faceva quel gesto”.

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