La Procura di Palermo ha chiuso l’indagine sull’ex Primario del reparto di Chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale Villa Sofia di Palermo Matteo Tutino, accusato di truffa, peculato, abuso d’ufficio, falso e adesso anche di calunnia.

Il Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e il pm Luca Battinieri, che coordinano l’inchiesta, hanno firmato oggi l’avviso di conclusione indagini a carico di Tutino e degli altri indagati nell’ambito dell’inchiesta che ha fatto scoprire un vero e proprio ”verminaio” nell”ospedale Villa Sofia del capoluogo siciliano.

Si tratta di Damiano Mazzarese, dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’azienda ospedaliera, l’ex commissario dell’azienda sanitaria Giacomo Sampieri e il direttore sanitario Maria Concetta Martorana. Ma anche l’ispettore della Digos Giuseppe Scaletta, la moglie genetista, Mirta Baiamonte, l’infermiera Maria Rappa e Francesco Di Blasi.

Nell’avviso di conclusione indagini, i magistrati accusano Tutino anche di calunnia per avere presentato delle denunce nei confronti di due medici, Francesco Mazzola e Dario Sajeva, ritenute “strumentali”.
Le accuse sono, a vario titolo di calunnia, abuso d’ufficio, falso, e favoreggiamento. I pm hanno poi stralciato dal fascicolo alcune parti dell’inchiesta, come quella che riguarda le lamentele dell’ex assessore Lucia Borsellino di essere stata oggetto di pressioni.

Secondo l’accusa Matteo Tutino, medico personale del Governatore siciliano, Rosario Crocetta, avrebbe effettuato decine di interventi di chirurgia plastica in ospedale, una struttura pubblica in cui non potevano essere eseguiti, e a carico del Servizio sanitario nazionale.

“L’escamotage trovato era semplice: gli interventi venivano spacciati per funzionali, operazioni necessarie a curare patologie”, spiegano gli investigatori. “Matteo Tutino – aveva scritto il gip nell’ordinanza di arresto – deve ritenersi un soggetto con una spiccata capacità di incidere sulla genuità delle prove e con una spiccatissima capacità a delinquere, le quali non possono dirsi elise e neppure attenuate dal tempo trascorso dai fatti per cui si procede”.

Proprio nei giorni scorsi, anche la Corte di Cassazione, si era pronunciata su Matteo Tutino, affermando che il medico “aveva l’obiettivo di farsi una fama come medico che fa risparmiare chi si rivolge a lui e cosi” aumentare il suo giro di clientela extra-moenia”.

Ad avviso della Cassazione, è ben motivata, “coerente e priva di vizi logici”, l’ordinanza con la quale il Tribunale della
libertà di Palermo, lo scorso 21 luglio, aveva confermato gli arresti domiciliari per Tutino, misura poi revocata lo scorso nove dicembre, accusato di truffa, peculato e falso.

Il chirurgo plastico è anche finito al centro delle presunte intercettazioni con Crocetta in cui avrebbe detto la frase “Lucia Borsellino va fatta fuori. Come il padre”. Frase da sempre smentita dal Procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi.

Ad avviso della Suprema Corte “l’ingiusto profitto di Tutino consisteva nel conseguire il risultato di una maggiore notorietà professionale in vista di un eventuale e sempre più redditizio sfruttamento economico anche in ambito libero-professionale”.

La Cassazione ha anche osservato che “è evidente, data la rilevante esosità delle operazioni di chirurgia plastica, che un medico, ben consapevole che non tutti i pazienti sono in grado di permettersi sotto il profilo economico interventi di tale natura, sia in grado di incrementare notevolmente la sua attività”. Oggi la conclusione delle indagini. I magistrati si preparano a chiedere il rinvio a giudizio degli indagati.