I militari del comando provinciale della guardia di finanza stanno eseguendo cinque decreti di sequestro patrimoniale emessi dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Messina, su richiesta della locale procura distrettuale della repubblica, nei confronti di cinque persone ritenute socialmente pericolose. Sono stati sequestrati beni per oltre due milioni di euro.

I provvedimenti riguardano complessivamente, due compendi aziendali comprensivi dei relativi beni patrimoniali (attivi nel settore agricolo), 42 immobili (di cui 8 unità immobiliari e 34 terreni), 22 depositi al risparmio, 21 conti correnti, 14 polizze vita e 2 quote societarie, nella disponibilità diretta e indiretta o comunque riconducibili agli indagati, per un valore stimato di oltre 2 milioni di euro.

Tali provvedimenti, estesi anche ai familiari delle cinque persone indagate, originari di Sant’Agata di Militello e Tortorici, nascono dalla pericolosità delle persone documentata attraverso le risultanze di diverse indagini avviate dalla procura peloritana e dalla guardia di finanza di Messina. Continua quindi l’operato dei militari dopo il maxi blitz di qualche giorno fa quando vennero indagate 37 persone per truffe all’Unione europea, estorsioni ed altri reati.

L’operazione Nebrodi del 2020 ha dato il via alle indagini

Di particolare rilievo è risultata la valorizzazione delle evidenze giudiziarie emerse nel procedimento “Nebrodi” che, nel gennaio 2020, ha consentito di delineare i contorni di una complessa organizzazione criminale di matrice mafiosa, riferibile a due articolazioni del gruppo dei “tortoriciani”, quella dei “Batanesi” e quella dei “Bontempo Scavo”, coinvolte nella commissione di plurime attività illecite nel territorio nebroideo.

Truffe ai danni dell’Unione Europea

Le investigazioni hanno documentato la costante operatività delle compagini criminali nella provincia peloritana, accertando una peculiare propensione alla commissione di illeciti nel redditizio settore delle truffe in agricoltura, per l’ottenimento indebito di fondi comunitari a valere sulla politica agricola comune.

Mirati approfondimenti economico-patrimoniali hanno consentito di svelare la disponibilità di beni, degli indagati ed ai loro familiari, in misura sproporzionata rispetto ai redditi leciti dichiarati, dimostrando la stretta correlazione temporale tra i comportamenti antisociali documentali e l’illecito arricchimento accertato.

La sezione misure di prevenzione del tribunale di Messina, sulla scorta dei dettagliati elementi investigativi raccolti dagli specialisti del G.I.C.O. del nucleo di polizia economico-finanziaria di Messina ha disposto le misure di prevenzione patrimoniali di cui si tratta ritenendo la pericolosità ai sensi dell’art. 4 lett. a), che riguarda gli indiziati di appartenere ad un sodalizio di stampo mafioso, e i bis), che riguarda gli indiziati dei delitti di truffe in danno dell’AGEA del decreto legislativo n. 159/2011.