Il 21 agosto del 2018, in via Sferracavallo a Palermo, Pietro Billitteri, 60 anni, ex dipendente della Rap, uccise il suo vicino di casa, Cosimo D’Aleo, dopo l’ennesima lite dovuta al fumo di un barbecue.
Billitteri sparò a D’Aleo con una pistola calibro 38 e poi fuggì. Si trattò di una fuga di poche ore, l’omicida venne ritrovato dalla squadra mobile alla Marinella.

Adesso, come si legge sul Giornale di Sicilia, Billitteri – che aveva anche scritto una lettera ai familiari della vittima, chiedendo perdono – è stato condannato a 16 anni di reclusione.

Il gup Roberto Riggio, che ha processato l’imputato (difeso dagli avvocati Rosanna Vella e Claudia Naccari) con l’abbreviato, ha inflitto una pena inferiore rispetto ai 20 anni di carcere chiesti dal sostituto procuratore Gianluca De Leo. Il giudice non ha ritenuto sussistente l’aggravante dei futili motivi, ma non ha neppure concesso – come ipotizzato dall’accusa – l’attenuante della provocazione.

Alla famiglia della vittima, parte civile con l’assistenza degli avvocati Alessandro Musso e Maria Tavoletta, è stato riconosciuto un risarcimento del danno di 230 mila euro.

I rapporti tra Billitteri e D’Aleo erano tesi da tempo, le liti quasi quotidiane.

Secondo la difesa di Billitteri, e di questo parere è stata anche la Procura, l’uomo prima di sparare sarebbe stato insultato e aggredito da D’Aleo con un forchettone che stava usando per arrostire la carne. L’ultimo litigio sarebbe scoppiato proprio perché il fumo del barbecue acceso da D’Aleo avrebbe invaso l’appartamento di Billitteri.

Il pm ha sostenuto che D’Aleo avrebbe anche perseguitato Billitteri con atti “intollerabili”, “violenti” e “prevaricatori”. L’attenuante della provocazione non è stata però riconosciuta.
Le motivazioni della sentenza, come da prassi, non sono state ancora depositate ma il giudice ha escluso che Billitteri abbia agito per motivi futili e abietti.

Subito dopo l’arresto, Billitteri confessò il delitto spiegando agli inquirenti il clima nel quale era maturato.
“D’Aleo ci insultava e ci derideva ogni volta che passavamo io e mio moglie, era una continua minaccia” aveva detto.

L’omicida aveva anche spiegato minuziosamente come si erano svolti i fatti: “Stavo andando al lavoro per il mio turno serale, avevo dimenticato il badge e sono tornato a casa per prenderlo. D’Aleo mi ha bucato la maglietta con il forchettone che stava utilizzando per arrostire la carne sul barbecue. Allora sono andato in casa, ho preso la pistola e sono ritornato in strada. Mi ha urlato: “Tanto non hai le palle per sparare» e Billitteri invece aveva sparato. “Ero stanco delle continue offese e delle provocazioni che ero costretto a subire” aveva detto nella sua confessione.

(foto di repertorio)

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