Stoppare i parcheggi a pagamento dell’Università di Palermo. Il M5S prova a suggerire al rettore dell’ateneo del capoluogo siciliano, Fabrizio Micari, la carta Lecco. Nella città lombarda, infatti, la convenzione per la gestione dei parcheggi comunali è stata ritirata perché la Securgest srl, l’impresa di cui si avvaleva la Eltron srl (la stessa società che fa da capofila a Palermo dell’associazione temporanea di imprese che gestiscono il servizio parcheggi dell’ateneo) era destinataria di informazione antimafia interdittiva da parte delle prefettura di Napoli.
La proposta a Micari è anche l’oggetto di una interrogazione che i deputati M5S palermitani alla Camera hanno rivolto ai ministri Giannini ed Alfano, cui chiedono, alla luce di fatti di Lecco, di accertasi della regolarità delle documentazione presentata all’università di Palermo.
‘L’università di Palermo – afferma Nuti – deve agire come ha agito il comune di Lecco. Faccia verificare tutto e se c’è anche solo il minimo elemento negativo provveda a ritirare l’affidamento della gestione del parcheggio. In una città come Palermo il fenomeno delle infiltrazioni mafiose non può essere sottovalutato e ci si deve muovere anche in presenza del minimo dubbio. Prevenire è sempre meglio che curare, non solo in campo sanitario”.
La minima pecca nella documentazione potrebbe essere il grimaldello per scardinare una convenzione ereditata dalla gestione Micari e, a quanto pare, invisa alla stragrande maggioranza dei soggetti in campo, studenti, e lavoratori in primis.
“Concordiamo – afferma Nuti – con chi protesta contro l’ennesimo balzello a carico degli studenti. Riteniamo assurda, inoltre, l’idea di lasciare completamente alle società aggiudicatarie i proventi della gestione degli stalli a pagamento, a fronte di un servizio navetta che, a detta del ‘Comitato No Uniparking’, è insoddisfacente”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il commento della deputata a Montecitorio Chiara Di Benedetto. “Questo provvedimento rappresenta un’ulteriore stangata per gli studenti dell’Unipa che già pagano rette universitarie molto alte. Pesanti anche i contraccolpi per i docenti. È inammissibile chiedere di pagare a chi si reca sul posto di lavoro o di studio”.
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