Una veglia di protesta per il lavoro.”Ci rivolgiamo a voi, Onorevoli Deputati, che siete stati investiti da un mandato preciso di rappresentanza, che avete l’obbligo di agire per il popolo e a favore del popolo. Adesso è tutto nelle vostre mani, sarete voi a decidere la sorte di tanti onesti lavoratori, avete tutti gli strumenti per agire, la nostra proposta è tecnicamente e giuridicamente fattibile, è solo un problema politico, pertanto, vi chiediamo di anteporre tutto per il bene dei nostri giovani che potranno, attraverso programmi e progetti, usufruire di un’occasione, dei tanti disoccupati, dei licenziati, dei deboli che potranno avere un’opportunità di riscatto vero e duraturo, sfruttando i fondi e le risorse umane professionali delle quali la Regione può agevolmente disporre”.
Con queste parole gli ex sportellisti hanno aperto la veglia di protesta per il lavoro e il terzo ciclo di sciopero della fame andato in scena durante la notte appena trascorsa davanti al dipartimento lavoro della Regione siciliana in via Trinacria a Palermo
“Chiediamo un nuovo modello collaborativo tra tutte le forze politiche che miri alla soluzione dei problemi, una sperimentazione che possa essere utile a tutte quante le problematiche sociali, culturali ed economiche della nostra meravigliosa quanto martoriata terra, chiediamo l’agire comune per fini comuni ad appannaggio del popolo siciliano.
Aggredite, aggrediamo insieme la crisi profonda che soffoca le nostre esistenze, date la possibilità e gli strumenti a noi che siamo del mestiere, agevolando così il percorso di risalita di chi urla lavoro e dignità. Non vogliamo essere assistiti e ci offende essere considerata platea per la quale creare stipendifici. Siamo una risorsa e come tale pretendiamo di essere trattati”.
In piazza nella notte c’erano una sessantina di persone in rappresentanza dei lavoratori ex sportellisti “La riforma nazionale impone professionalità e attenzione in tema di politiche attive del lavoro – dicono -. Dal 24 settembre sono in vigore le norme del decreto legislativo n. 150/2015, recante la nuova disciplina dei servizi per l’impiego, in attuazione della delega Jobs Act. Registriamo in Sicilia il paradosso dei paradossi: le attività di Politiche Attive del Lavoro sono in espansione, la Regione siciliana ha in seno esperti del settore formati e voluti dalla stessa Regione con un cospicuo investimento economico, ci sono i fondi, eppure da più di due anni si ragiona di chi, come e perché deve occuparsi dei servizi”.
“E’ legittimo pensare che si voglia annientare l’intera categoria – denunciano – per sostituirla con un nuovo e fresco precariato o peggio si comprende che si potrebbe innescare un pericoloso meccanismo di nuova cooptazione dentro il precariato del precariato? Si comprende che presi dal bisogno, alcuni saranno costretti a vendere la libertà? Nessuno si è posto il problema che questo gioco, del chi, come e perché, ci ha massacrato? Dopo più di due anni di tavoli, incontri, trattative che hanno visto il cambio di quattro assessori al ramo e inevitabilmente quattro linee politiche diverse pur appartenenti alla stessa compagine governativa, l’una in antitesi con l’altra, per cui appare evidente che il disegno iniziale del governo, sbandierato dallo stesso Governatore, ha subito cambiamenti continui fino a raggiungere direzioni diametralmente opposte”.
“Noi chiediamo semplicemente la stabilità futura o meglio vogliamo la normalità, quella normalità che c’è stata rubata. La politica non elargisce e non deve elargire posti di lavoro ma è moralmente obbligata a creare le condizioni di sviluppo attraverso tutti gli strumenti legislativi ed economici”.
Con la veglia ricomincia la protesta serrata, giorno e notte in presidio e il terzo sciopero della fame “L’ uomo che perde il lavoro perde la libertà – concludono -con essa la dignità e diventa mendicante. Noi abbiamo deciso di difendere la nostra libertà, con essa la nostra dignità per non mendicare”.
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