Debutta venerdì 6 maggio, alle 21 nella Sala Grande del Teatro Biondo di Palermo, “Viaggio al termine della notte” di Louis-Ferdinand Céline nell’adattamento teatrale del regista Claudio Collovà.

Lo spettacolo, prodotto dal Biondo, vede in scena nel ruolo di Bardamu, alter ego dello stesso Céline, Sergio Basile, al suo fianco Nicolas Zappa, Gianluigi Fogacci, Luigi Mezzanotte, Antonio Orlando, Margherita Laterza, Serena Barone, Angelica Dipace. Le scene e i costumi sono di Enzo Venezia, le luci di Pietro Sperduti, le musiche di Giuseppe Rizzo. Repliche fino al 15 maggio.

Il romanzo di Céline del 1932 è la rappresentazione del XX secolo

Il romanzo autobiografico di Céline, pubblicato nel 1932, è la rappresentazione del XX secolo, una storia originale che racchiude e racconta tutte le tragedie e le farse dell’epoca moderna: gli orrori della guerra, le trincee delle Fiandre, le durezze dell’Africa coloniale, la Parigi delle periferie più desolate dove Céline faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Fu un successo mondiale che suscitò critiche ed entusiasmi.

In questo adattamento teatrale, che utilizza la traduzione di Ernesto Ferrero, l’innovazione sta nell’uso di un linguaggio immediato, quasi simile al parlato quotidiano, capace di dar voce alla tragicommedia di un secolo. Nel Viaggio di Céline è presente anche un certo grado di comicità, capace di scatenare un divertimento grottesco più forte dell’incubo narrato: “Lo spettacolo dell’abiezione – spiega Collovà – scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell’incubo”.

Tutti i temi principali del romanzo sono messi in scena rispettando lo svolgersi degli accadimenti, i climi e i personaggi. La varietà dei luoghi è inclusa in uno spazio unico con concretezza oggettiva.

“Questo spettacolo – aggiunge Collovà – è il tentativo ambizioso di salvare dall’oblio un grandissimo scrittore e di illuminarci alla sua luce oscura. Ma è al contempo un modo per riflettere sulle dinamiche della storia, su come eventi terribili del nostro recente passato possano riemergere divenendo tragicamente attuali”.

Note di regia

Louis-Ferdinand Destouches, in arte Céline, medico di Clichy, un quartiere periferico parigino, abitato dalla gente più povera della città, pubblica nel 1932 Viaggio al termine della notte. Un’opera impossibile da classificare e da definire a causa della sua originalità. Una satira che arriva alla ferocia, e che più di ogni altra ha saputo raccontare le tragedie e le farse del secolo scorso. Tragedie e farse che sono ritornate immutate in questo secolo, proprio in questi giorni.

A novant’anni dalla sua pubblicazione, Viaggio al termine della notte si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare la guerra e la malattia, illuminandone con provocatoria originalità espressiva le aberrazioni e i delitti. “Céline è stato creato da Dio per dare scandalo”, scrisse Bernanos quando il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo “scandalo” di Céline, che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell’uomo così com’è.

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