E’ la settimana del Festino di Palermo. Anche io, seppure termitano, sento forte questa tradizione. Palermo è la città dove lavoro. Amo questo luogo incantato, amo i suoi difetti, la sua infinita bellezza e le sue tante contraddizioni. Per questo, mi rivolgo alla Vostra Santuzza. Che un po’ sento anche mia. La mia prece suonerà banale.

Quest’anno, cara Santa Rosalia, non ci saranno carri, non ci saranno botti. U sinnacu Ollando si spiegò buono: picciotti niente assembramenti al Foro Italico. Taliatevi u film del Festino che c’è ma non c’è. Domanda per il sinnaco Ollando: sui babbaluci si può trattare o quelle pignate sono pure sotto minaccia di assembramento.

Santuzza, perdonali. L’ipocrisia non mi pare peccato mortale. Ma qualcuno mi spiega perché il festino no, e la modalità acchianapatricututtilifigli nelle spiaggie sì? Santuzza, ma forse questo Covid si trasmette sulle strade e non sulla sabbia. E il liberi tutti sugli autobus? Il Covid non timbra il biglietto. Viviamo, cara Santuzza, tempi strani. Per entrare in un bar serve la mascherina. Per fare mucchio selvaggio nelle piazze e nelle strade dell’happy hour no.

Santuzza, tu che già hai salvato Palermo dalla peste, mi spieghi come funziona stu’ virus? E poi, cara Santa Rosalia, ti prego di pensare ai picciriddi di questa tua città. Quelli che il mare lo vedono col cannocchiale una volta l’anno. Quelli che la scuola digitale..se vabbè… è già tanto se hanno una scuola, un banco e una lavagna. E pensa, cara Santuzza, a tutti i tuoi precari, ai disoccupati, a quelli che lavorano in nero ma non si può dire e quindi niente cassa integrazione. Come campano? Pensa a Biagio Conte e alla sua missione impossibile.

Io non so, cara Santuzza, cosa aspettarmi nei prossimi mesi. Si riparte, si richiude, si apre e si chiude a yo yo. Santuzza, perdonaci e dai voce alla saggezza del tuo popolo. Dalle borgate il grido sale alto: uncinnè Covid. Amunì Rosalia, facci questo miracolo e fa in modo che abbiano ragione loro.

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