Wembleydon, va di scena l’Italia migliore

  • In finale nel torneo di tennis, Matteo Berrettini sfida Djokovic
  • In serata a Wembley il match per assegnare il Campionato europeo di Calcio
  • Tanti gli ex rosanero sul green di Wembley
  • Inghilterra favorita dal calendario e dagli episodi. La Uefa tifa per i leoni d’Inghilterra?

Allacciate le cinture, ci colleghiamo con Wembleydon. Imperativo periferico va messo da parte, almeno per questa settimana. Non parliamo di Sicilia o dei fatti della nostra terra e della nostra gente. Oggi e domani non importa. E’ una benefica sindrome diffusa in tutta Italia: la variante azzurra. E’ facile immaginare che per le prossime 24 ore, tutti gli italiani dimenticheranno il quotidiano e le sue ansie. Mettendo così da parte la politica, i contagi da Covid 2019, le tessere del Pd palermitano, la crisi economica, la riforma della Giustizia, lo sblocco dei licenziamenti. Persino il tanto agognato Festino di Palermo, il primo dopo il ritorno a una quasi normalità, scema di ogni interesse. L’Italia migliore va di scena a Londra, tra Wimbledon e Wembley, anzi a Wembleydon. 

 A Wimbledon la prima volta in finale di un italiano

Per la prima volta nella storia del torneo di tennis più prestigioso del mondo, giunto alla 144ª edizione, un italiano arriva in finale. Matteo Berrettini sfiderà il numero uno del ranking mondiale dei tennisti professionisti, Nole Djokovic. In bocca al lupo.  Sarà un battito di ciglia e dopo il pomeriggio sul green di Wimbledon, senza praticamente soluzione di continuità, tutta Italia resterà incollata al televisore per seguire le gesta della squadra di calcio, impegnata nella finale degli Europei.

L’Italia di Mancini in finale agli Europei

La squadra, allenata egregiamente da Roberto Mancini, non ha mai goduto dei favori del pronostico. Anzi, molta stampa specializzata era dubbiosa sul fatto che l’11 allargato del Mancho (primo ct ad utilizzare tutta la rosa dei 25 giocatori convocati nella storia della nazionale) riuscisse a superare il turno eliminatorio. Grinta, passione, bel gioco e tanta capacità di soffrire hanno portato gli azzurri in finale. Si gioca a Wembley, il tempio del calcio mondiale. Ce la dovremo vedere con la squadra dei padroni di casa, l’Inghilterra.

Un tocco di rosanero in finale

A  Wembley, domani sera, tra titolari e panchinari dell’Italia, ci saranno anche vecchie glorie rosanero dell’epopea di Zamparini. Sulla fascia sinistra gli azzurri schierano l’ex rosanero Emerson Palmieri. In panchina ci sono altre tre conoscenze dello Stadio “Renzo Barbera”: il terzo portiere  Salvatore Sirigu, il mediano Bryan Cristante e il gallo Andrea Belotti, consacratosi al grande calcio della serie A proprio sul rettangolo verde della Favorita.

Uefa contro Italia, non è il solito piagnisteo all’italiana

Potrei concludere la mia “Wembleydon teoria” (non troppo periferica, a dire il vero) con un salomonico “vinca il migliore”. Ma il calcio di questi tempi poco ha a che vedere con i principi decoubertiniani. La perfida Uefa – l’associazione europea del calcio – ha steso tappeti rossi affinchè i bianchi d’Inghilterra arrivassero dritti dritti in finale. Questa edizione del torneo continentale è stata organizzata in modalità itinerante. Non si è giocato in una sola nazione. Tutti i team sono stati costretti a girare l’Europa partita dopo partita. E’ successo a tutti, anche all’Italia, tranne che ad una sola squadra. Avete indovinato: l’Inghilterra. Il team,  guidato in tribuna dal premier Boris Johnson in modalità semi hooligan, ha disputato sei delle sette partite del suo torneo in casa. Vantaggio non indifferente, non solo per aver finalmente sugli spalti il pubblico amico, ma soprattutto per non aver dovuto sobbarcarsi trasferte lunghe e faticose. Lasciamo perdere il modo con cui gli inglesi si sono qualificati per la finale: era scritto nel destino, era di rigore che arrivassero fino in fondo.

Attenti, dunque, all’eventuale dodicesimo uomo in campo. Qualcuno starà già pensando: il solito piagnisteo all’Italiana. Un pó come mettere le mani avanti in caso di sconfitta. No, sono fatti. Ed il recente passato ce lo deve ricordare. Penso agli europei di calcio del 2004, quando la nostra nazionale venne esclusa per il biscotto tra Danimarca e Svezia. Ci sono in giro troppi soldi e troppi interessi per fingere che questa finale sia solo un gioco. Aleksandr Ceferin, il patron della Uefa, ha contratto più di un debito con Boris Johnson, visto che fu proprio il leader britannico a scardinare con le minacce ai club inglesi il progetto Superleague.  Prima o poi dovrebbe ricambiare. La finale di domani sera sembra l’occasione ghiotta per mettere a posto i conti. Pensate un pó al paradosso, se l’Inghilterra dovesse vincere il torneo europeo nell’anno della Brexit. Sarò un complottista: fate pure gli scongiuri,  ma contro le architetture diaboliche della Uefa potrebbero non bastare. 

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