Ci sono reggiseni imbottiti, abiti da donna e bocce di profumi nella cosiddetta stanza dei giochi di Peppe Nucifora, il cuoco modicano di 57 anni, ucciso nella sua abitazione il 10 novembre del 2019, per il cui delitto è stato arrestato un carabiniere, Davide Corallo, 31 anni. E’ quanto hanno ripreso le telecamere di Quarto Grado la trasmissione di Rete 4 condotta da Gianluca Nuzzi che, nella puntata di ieri ,si è occupata dell’omicidio del cinquantasettenne. Una casa, quella del cuoco, ricca di oggetti ed immagini religiose ma, come emerso ieri  nel servizio televisivo, ci sarebbe stata una cosiddetta camera dei giochi, colma di boccette di profumi, reggiseni imbottiti ed abiti femminili. Secondo la ricostruzione dei carabinieri l’assassinio di Nucifora avrebbe una matrice passionale ed a ammazzarlo sarebbe stato il carabiniere, che, però, nega ogni accusa.

 

A quanto pare, il cuoco sarebbe stato prima tramortito, forse con un pugno, e poi strangolato ma una chiazza del suo sangue è stata rintracciata su una coperta dai carabinieri del Ris (raggruppamento investigazioni scientifiche) di Messina. Le indagini, coordinate dai magistrati della Procura di Ragusa, si sono orientate su Davide Corallo dopo aver scoperto che nell’armadietto di Nucifora, in ospedale dove lavorava come cuoco,  erano custodite le analisi del carabiniere. Un punto di partenza che ha consentito ai colleghi del presunto assassino di seguire un sentiero ben preciso, arricchito poi dalle tracce di Dna scovate nella casa della vittima, riconducibili proprio all’indagato. In particolare, ad inchiodare il trentunenne sarebbero stati il suo sudore ed il sangue: elementi che hanno convinto il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Ragusa, Eleonora Schininà, a firmare la misura cautelare. Lo stesso indagato, nell’interrogatorio tra il 13 e il 14 febbraio scorso, alla presenza dei suoi legali, prima del suo arresto, aveva respinto ogni accusa, sostenendo di essersi recato nella casa della vittima diversi giorni prima del delitto.