La nave Sea Eye 4 della omonima Ong tedesca approderà domani, venerdì 24 dicembre, a Pozzallo con 214 migranti a bordo. Dopo sette giorni di attesa, infatti, il ministero dell’Interno ha assegnato il “porto sicuro” della località Ragusana.

Lo ha confermato il sindaco Roberto Ammatuna. Dalla nave, che in questo momento si trova al largo di Porto Empedocle, stamane era stato lanciato un appello all’assegnazione di una destinazione dopo il diniego da parte delle autorità maltesi. Per la vigilia di Natale, dunque, i migranti potranno sbarcare a Pozzallo.

L’appello delle ore scorse

“Da quattro giorni chiediamo un porto sicuro ma non abbiamo risposta – racconta Carla Cioffi, psicologa delle emergenze che si trova a bordo della nave –. Prima abbiamo ricevuto un rifiuto da Malta, ora attendiamo una risposta dalle autorità italiane alle quali abbiamo inoltrato quattro richieste”.

Migranti salvati nel Mediterraneo la settimana scorsa

I migranti, di diverse nazionalità, sono stati salvati in cinque diverse operazioni tra il 16 e 17 dicembre. Tra loro 29 donne, di cui 7 incinta, e 8 bambini, trovati in condizioni disperate, dopo anche tre giorni di navigazione sotto la pioggia su natanti che imbarcavano acqua. Nove dei migranti, in precarie condizioni di salute, sono riusciti a sbarcare negli ultimi giorni. Ma le condizioni a bordo, dove ci sono un dottore e due infermieri, si fanno ogni giorno più difficili.

Nel Mediterraneo ci sono anche la Geo Barents e l’Ocean Viking, con un totale di circa 600 persone a bordo. “Nei giorni scorsi è sbarcata una donna incinta con gravi dolori, altri con problemi cardiaci, ieri abbiamo trasportato un uomo che aveva perso i sensi – spiega Cioffi –. Ci sono casi di sofferenza psicologica: non è solo l’attesa che li sfinisce, passare tre giorni in mare significa arrivare in condizioni penosa. Pesa anche il bagaglio che si portano dietro, dai luoghi dai quali provengono. Non con tutti si può parlare, perché parlano solo dialetti incomprensibili. Sono sfiniti fisicamente e psicologicamente, ma il fatto di arrivare vicino all’Italia comunque li ha tranquillizzati, avevano paura di andare in Libia”.

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