Un anno e tre mesi di reclusione per Arben Daiu, 55 anni, di origine albanese ma residente a Santa Croce Camerina. Questa la condanna che l’uomo ha patteggiato in quanto accusato di omicidio stradale per il grave incidente che l’11 agosto del 2020 costò la vita a Stefania Di Maria, 52 anni, nel tragico scontro avvenuto sulla strada provinciale 60 Ragusa-Malavita-Santa Croce, al chilometro 14+100. Daiu è stato riconosciuto colpevole per quanto accaduto. Per lui la pena è sospesa ed ha anche avuto la sanzione accessoria del ritiro della patente per due anni.
Le conclusioni del tribunale
Ad emettere la sentenza è stato il Gup del tribunale di Ragusa, Eleonora Schininà. Come ricostruito dall’ingegnere Roberto Piccitto, il consulente tecnico d’ufficio nominato al pm della Procura Francesco Riccio, Daiu procedeva in direzione Santa Croce Camerina-Ragusa alla guida di un furgone Fiat Scudo a una velocità sostenuta: “Dal report del dispositivo satellitare – ha rilevato il Ctu – risulta che la velocità del mezzo pochi secondi prima di giungere al punto d’urto fosse prossima a 110 chilometri orari”, a fronte di un limite, nel tratto precedente, di 90 trattandosi di strada extraurbana secondaria. A 180 metri dal luogo dell’impatto erano installati i segnali di pericolo “curva a sinistra” e “strettoia”, “che avrebbero dovuto indurre il conducente dell’autocarro a ridurre prudenzialmente la velocità del proprio mezzo”. Invece, secondi sempre il perito, 13 metri prima, nella sua direzione di marcia, compariva anche il segnale del limite di 50 km/h, ma a quella curva sinistrorsa lo Scudo ci è arrivato “a una velocità di circa 84 km/h”.
La dinamica
Il conducente ha perso il controllo del veicolo che ha oltrepassato la linea di mezzeria ed è finito nell’altra corsia dove sopraggiungeva, diretta nel senso opposto di marcia, da Ragusa a Santa Croce Caterina, la Renault Modus di Stefania Di Maria, che ha avuto la sola colpa di trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato. La sua condotta di guida al contrario è infatti risultata corretta: la donna viaggiava a una velocità di appena 36 chilometri, ben al di sotto del limite di 50, e “con la cintura di sicurezza regolarmente allacciata”, ma purtroppo non le è bastato a salvarle la vita. Il consulente tecnico ha concluso che a suo carico “non si ravvisa alcuna violazione delle norme del codice della strada”, e ha aggiunto che, dall’istante in cui nel suo campo visivo è apparso il pericolo, costituito dall’autocarro che aveva invaso la sua corsia, “aveva a disposizione solo mezzo secondo e non avrebbe potuto attuare alcuna manovra d’emergenza sterzando a sinistra”.
L’auto ridotta in poltiglia
L’impatto è stato devastante, il furgone ha fatto ruotare in senso orario la vettura della vittima trascinandola all’indietro per più di 11 metri. Estratta dalle lamiere contorte di quel che restava della sua macchina dai vigili del fuoco, la donna è stata trasportata in condizioni disperate dall’ambulanza del 118 all’ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa, dove è deceduta dopo 9 giorni di agonia, il 20 agosto del 2020, a causa dei gravissimi politraumi riportati. La famiglia si è costituita in giudizio ed è assistita dallo studio legale Studio3A-Valore spa.
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