Marco Neri, primo ricercatore e vulcanologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha commentato, contattato da Italpress, il terremoto di ieri sera in provincia di Ragusa e l’eruzione dell’Etna.

L’esperto ha affermato: «È chiaro che non c’è un collegamento diretto fisico tra il terremoto di ieri sera e l’Etna e il perché è molto semplice. I due oggetti geologici distano circa cento chilometri l’uno dall’altro. Quindi o uno si immagina che sotto la Sicilia Orientale ci sia un enorme bacino magmatico che da una parte causa le eruzioni dell’Etna e dall’altra muove le faglie, oppure – come ovviamente è – questa connessione non esiste».

Neri ha aggiunto: «Non è l’Etna che produce i terremoti a Ragusa ma sia il vulcano che i terremoti di Ragusa hanno origine da un processo geodinamico che muove le placche tettoniche: non è che un terremoto innesca un’eruzione sull’Etna o viceversa, ma sono manifestazioni che entrambe in qualche modo trovano origine nel movimento delle placche».

In merito, poi, al sisma ragusano, l’esperto ha spiegato: «Un terremoto di magnitudo 4.4 è abbastanza forte, però le conseguenze di questo sisma dipendono anche e soprattutto dalla profondità dell’ipocentro. Questo terremoto è avvenuto a 30 chilometri di profondità con uno spazio che è servito per attenuare un po’ la propagazione delle onde sismiche arrivando in superficie in modo meno violento – tant’è che le persone lo hanno percepito – ma senza aver creato alcun danno. Un sisma forte sì, perché la gente lo sente, ma che non produce un danno permanente sul territorio. Se lo stesso terremoto invece di essere prodotto a 30 chilometri di profondità fosse a 10 chilometri, la situazione sarebbe un po’ diversa. Se lo stesso sisma avvenisse nella zona dell’Etna dove invece i terremoti sono spesso con ipocentri molto più superficiali ecco che il terremoto potrebbe produrre un danno assai più rilevante».

È possibile prevedere altre scosse? Neri ha detto: «Di solito quando avviene un terremoto è generato dal movimento di una faglia che non è altro che frattura della crosta. In una faglia l’energia si accumula fino a quando supera la soglia della resistenza della roccia, la roccia si spacca e genera il terremoto. È molto frequente che quando questo accade il sisma non sia isolato, ma possano avvenirne altri, quelle che vengono definite scosse di assestamento. Quando c’è una scossa di una magnitudo tutto sommato discreta – come quella 4.4 – è possibile quindi che si generi uno sciame sismico, ma sfido chiunque a prevedere cosa accadrà nell’immediato futuro. La verità è che tutta la Sicilia Orientale è in una zona dove i terremoti sono frequenti. Quindi, più che preoccuparci del prossimo terremoto, dovremmo preoccuparci di come sono fatte le nostre case, di quanto sicure sono affinché possiamo focalizzare l’attenzione sulla resistenza dei luoghi in cui ci troviamo. In una sola parola case antisismiche…».

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