Christian Salaroli (anestesista rianimatore): “Si decide per età, e per condizioni di salute. Come in tutte le situazioni di guerra. La situazione è tale che il personale sanitario è costretto a scegliere chi salvare. Ci costringono a decidere in poco tempo. Purtroppo tra i posti letto in terapia intensiva, e gli ammalati critici, non tutti vengono intubati.Nello scegliere i medici cercano di intuire chi ha più probabilità di continuare a vivere. Non esiste una regola scritta… si valutano con molta attenzione i pazienti con gravi patologie cardiorespiratorie, e le persone con problemi gravi alle coronarie, perché tollerano male l’ipossia acuta e hanno poche probabilità di sopravvivere alla fase critica”

 

La situazione è tragica ed estenuante. Il personale sanitario ne sta risentento psicologicamente e dal punto di vista umano.

 

“Tanti miei colleghi stanno accusando questa situazione. Non è solo il carico di lavoro, ma quello emotivo, che è devastante. Ho visto piangere infermieri con trent’anni di esperienza alle spalle, Gente che ha crisi di nervi e all’improvviso trema. Voi non sapete cosa sta succedendo negli ospedali. Non uscite di casa! Solo così possiamo rallentare il contagio.”