PALERMO (ITALPRESS) – L’Università come veicolo dei temi legati all’uguaglianza di genere, al superamento dello stesso concetto di genere, all’obiettivo del riequilibrio in una società che, nonostante alcuni passi avanti negli ultimi decenni, alimenta ancora dei modelli patriarcali e delle gerarchie che vedono la figura femminile vittima di un divario concreto nella vita sociale, lavorativa, culturale nei confronti della controparte maschile. Perchè è difficile superare questa disuguaglianza? E’ questo uno degli spunti di discussione lanciati, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna dell’8 marzo, nel corso di un’iniziativa promossa dall’ateneo di Palermo, che si è tenuta in modalità mista a Palazzo Steri.
Alla presenza del rettore di Unipa, Massimo Midiri, la lotta contro la disuguaglianza di genere è stata oggetto di riflessioni nell’incontro “Donne, genere, Università”, che si è chiuso con la “Lezione Zero” della professoressa Graziella Priulla, con l’obiettivo di ricondurre questa giornata a una reale consapevolezza critica dei rapporti di potere esistenti legati al genere, che si riverberano in dinamiche che sviliscono la figura della donna, producendo asimmetrie, oltre che nel mondo del lavoro e dell’istruzione, più sottili e pervicaci a livello linguistico e culturale. “E’ una giornata importante perchè, al di là della ricorrenza dell’8 marzo, da oggi iniziano una serie di iniziative legate alla divulgazione e alla conoscenza delle problematiche di genere, per le quali l’ateneo già da tempo ha intrapreso questa strada nominando una pro rettrice alle politiche di genere e all’inclusività – ha spiegato all’Italpress il rettore Massimo Midiri – In questo solco la costituzione del primo bilancio di genere che deve portare in un tempo ristretto al gender equality plan, strumento che oggi la comunità europea vede come elemento fondamentale per partecipare a iniziative di ricerca. La nostra ‘Lezione zerò è utile per comprendere il significato profondo delle problematiche del genere – ha concluso – perchè deve diventare un fatto culturale e un’abitudine nei nostri ambienti parlare di questi argomenti”.
Come spiegato da Midiri, l’Università degli Studi di Palermo ha prodotto il primo bilancio di genere in vista del successivo Gender Equality Plan, divenuto uno strumento obbligatorio per gli atenei dal 2022. Un reportage triennale legato ai rapporti di genere che ha visto una sostanziale conferma nei numeri di quanto è ormai noto da tempo. A Unipa ci sono meno iscritte rispetto agli iscritti e le studentesse che si laureano in corso e con voti tra 106 e 110 e lode superano il 60% del totale, di più rispetto agli uomini. Poi, però, la forbice del gender gap si allarga inesorabilmente nel prosieguo della carriera, per questo il Gender Equality Plan, con le 40 azioni previste, ha al suo interno alcune misure che possano colmare il divario e incoraggiare indirettamente un riequilibrio di genere.
“Unipa ha scelto di fare un piano di sostanza. In questi mesi abbiamo costituito un gruppo di lavoro composto dai docenti – ha spiegato la pro rettrice all’inclusione, alle pari opportunità e alle politiche di genere, Beatrice Pasciuta – i numeri raccolti ci dicono qual è la situazione in termini di rapporto di genere nella comunità studentesca, nei docenti e nel personale tecnico-amministrativo. In tal senso eravamo un pò indietro”. In una giornata dal valore fortemente simbolico come quella dell’8 marzo, è più che mai importante riflettere su come le differenze si trasformino troppo facilmente in disuguaglianza. In collegamento da remoto, Graziella Priulla, docente di sociologia della comunicazione e della cultura, ha concluso questo appuntamento con la sua “Lezione Zero” su donne, genere e università, un’alfabetizzazione primaria sulle questioni di genere, gli stereotipi e il gender gap al centro di dibattiti nelle politiche sociali europee. Nelle sue riflessioni, è emerso un ritardo interno al mondo educativo nel supportare le istanze del femminismo nei confronti della cultura patriarcale.
“Il femminismo, fin da quando è nato, è stato considerato un pericolo sociale e ridicolizzato, interiorizzato come un modello macchiettistico – ha spiegato la professoressa Priulla – Sessismo e stereotipi di genere vengono appresi nei primissimi anni di vita, ma l’identità sessuale non si costruisce con un capriccio. Ed è da condannare l’uso di alcuni corpi come legittimi e naturali, e di altri come perversi e sconvenienti”.
(ITALPRESS).
Commenta con Facebook