PALERMO (ITALPRESS) – E’ il caro energia quello che fa temere per le sorti dell’economia siciliana. Lo dicono i dati del rapporto annuale della Banca d’Italia che sono stati presentati questa mattina a Palermo, da Emanuele Alagna, direttore della sede di Palermo. L’economia siciliana soffre una maggiore “dipendenza” di attività fortemente energivore soprattutto nel settore primario (come la trasformazione dei prodotti agroalimentari) e terziario (i trasporti). E se nel 2021 l’economia ha sperimentato una crescita reagendo alla crisi innescata dal Covid, adesso preoccupano gli aumenti dei costi energetici (che ricadono in maggiore parte sui prezzi finali dei prodotti). Si punta alla spesa del Pnrr per costruire una ripresa su basi più solide. Secondo le stime fornite questa mattina dopo la contrazione nell’anno precedente il 2021 “il più sarebbe aumentato del 5,7% con una crescita meno intensa rispetto a quella del paese (stimata al 6,6%)”.
“Nel complesso la ripresa non avrebbe ancora consentito di recuperare la perdita di attività connessa con la pandemia: il livello di prodotto stimato per il 2021 sarebbe ancora inferiore di circa tre punti, rispetto al 2019”. Il tema dominante è quello della ripresa del 2021 rispetto al 2020; per alcuni settori la ripresa è integrale, per altri parziale e per altri molto lieve. Ma nella generalità dei casi si parla di ripresa. Per l’agricoltura, ad esempio un recupero molto parziale recupero di due punti e calo di nove punti. Nel caso dell’industria un recupero robusto un aumento di circa 13 punti percentuali dell’attività produttiva contro il meno 8 del 2020. Una crescita particolarmente forte nel secondo e nell’ultimo quarto dell’anno che ci ha consentito di agganciare il ritmo di ripresa dell’Italia. Continua però ad essere debole l’attività di investimento delle imprese secondo l’indagine dell’istituto centrale. Per le imprese vocate all’export la crescita è stata legata anche alla crescita del commercio mondiale.
Il valore dell’export ha superato in valori anche il 2019 (+13% in percentuale) e ha dipeso non solo del settore oil (soprattutto aumento in valore dovuto all’aumento del prezzo, +70% mentre in quantità +4%).
Il calo dell’edilizia che andava avanti da alcuni anni inverte la tendenza nel 2021, nelle stime di Prometeia circa +20%. Il mercato immobiliare torna a livello del 2008 con un aumento del numero delle compravendite mentre le quotazioni rimangono sui livelli degli ultimi anni mentre in Italia si vede una certa tendenza alla risalita. Anche nel settore dei servizi c’è stato un recupero ma parziale (-8% nel 2020 e +4 nel 2021). Anche le imprese del settore dei servizi temono l’aumento del costo dell’energia. Ma anche in questo caso il peso delle attività a più alto consumo di energia nel settore è più alto di quello dell’Italia. Il miglioramento del quadro dell’economia ha un effetto sul mercato del lavoro. Dopo la riduzione del 2020 con un calo del 2,7% nel 2021 c’è un parziale recupero +0,4% circa 6 mila occupati in più ma tra il 2019 e il 2020 il calo è stato di 36 mila posti. Mancano ancora 30 mila posti di lavoro rispetto all’anno prepandemia.
Si tratta di un incremento abbastanza generalizzato, sia uomini che donne sia dipendenti che indipendenti (che erano in calo da parecchi anni), e aumenta anche la partecipazione al mercato del lavoro per cui aumenta occupazione che tasso di disoccupazione.
Sulla componente del reddito delle famiglie, poi pesano ancora le misure di sostegno spingono i redditi delle famiglie ma anche dalla ripresa dell’occupazione. Nel corso del 2021 la quota di famiglie siciliane che percepiscono reddito di cittadinanza o pensione di cittadinanza erano circa 250 mila, un ottavo delle famiglie residenti in Sicilia: un aumento del 13%. Lo dice il rapporto sull’economia regionale della Sicilia, presentato questa mattina a Palermo nella sede della Banca di Italia di Via Cavour. L’importo medio è di 624 euro un dato superiore della media nazionale. Cessato, infine, il reddito di emergenza di cui hanno beneficiato circa 80 mila famiglie.
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