Il tribunale del Riesame di Catania ha rigettato il ricorso della Procura di Siracusa che aveva richiesto la sospensione dall’attività per 3 dirigenti del Comune di Melilli, nel Siracusano, nell’ambito dell’inchiesta denominata Muddica su un presunto giro di appalti pilotati per agevolare imprenditori amici. Nell’operazione, conclusa dalla polizia di Priolo nel febbraio del 2019, vennero arrestati il sindaco, Giuseppe Carta e l’ex vicesindaco, poi rimessi in libertà, ma nell’inchiesta furono coinvolti altri funzionari del Comune ed imprenditori.
Il gip del tribunale di Siracusa rigettò la richiesta dei magistrati di applicare una sospensione nei confronti di quei 3 dirigenti: Davide D’Orazio, difeso dall’avvocato Claudio Lo Re, Bruno De Filippo, rappresentato dagli avvocati Puccio Forestiere e Fabiola Fuccio, e Rosaria Iraci, assistita dall’avvocato Federica Cassia. La Procura non si è arresa, per cui ha presentato istanza al Riesame di Catania respinta dai giudici che hanno dato ragione alla decisione del gip di Siracusa.
I servizi pubblici al centro dell’inchiesta dei magistrati della Procura di Siracusa, Fabio Scavone e Tommaso Pagano, e della polizia, agli ordini del questore Gabriella Ioppolo, riguardano gli interventi per il verde pubblico, la segnaletica stradale ed il trasporto pubblico riservato agli studenti, per la cui assegnazione non era necessaria una gara d’appalto. I lavori, che non superavano importi di 40 mila euro, sarebbero stati affidati in modo diretto dagli uffici comunali sotto la regia del sindaco Carta ma il capo dell’amministrazione melillese, secondo gli inquirenti, avrebbe anche adottato una strategia per aggirare i bandi pubblici, imponendo il frazionamento degli appalti.
Due mesi fa, invece, è tornato in libertà il sindaco di Melilli a cui, però, come disposto dal tribunale di Siracusa è stato imposto il divieto di dimora nel Comune. Una vicenda giudiziaria complicata quella del primo cittadino, assistito dall’avvocato Francesco Favi. Un anno fa, Carta era stato rimesso in libertà, dopo 5 mesi ai domiciliari, su decisione dei giudici del tribunale di Siracusa che avevano accolto l’istanza presentata dal legale dell’esponente politico. La Procura di Siracusa aveva poi presentato ricorso al Riesame di Catania perché Carta tornasse ai domiciliari ed in effetti i giudici etnei hanno dato ragione alla tesi dei magistrati. La difesa del sindaco, però, ha fatto ricorso che è stato respinto dalla Cassazione, per cui nei giorni scorsi è stata applicata la misura cautelare ai danni di Carta, revocata la settimana successiva.
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