Hanno negato le accuse davanti al gip del Tribunale di Siracusa Michelangelo Trebastoni, 60 anni, direttore dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Siracusa, e Alberto Antonio Lupo, 54 anni, arrestati dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta per corruzione della Procura di Siracusa.

Secondo l’accusa, che ipotizza i reati di corruzione, concussione e rivelazione di segreto d’ufficio, gli indagati, in cambio di favori, avrebbero condizionato la pianificazione e l’esito delle attività ispettive in favore di diversi soggetti economici.

La difesa degli indagati

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, che si è svolto al palazzo di giustizia, Trebastoni, difeso dall’avvocato Ezechia Paolo Reale, ha prodotto delle documentazioni tese a dimostrare la sua estraneità ai fatti, in ogni caso sarà presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Catania. La difesa di Lupo, rappresentata dall’avvocato Giovanni Giuca, a seguito delle dichiarazioni del 54enne – amico ed indicato dai magistrati intermediario di Trebastoni – che, a suo parere, avrebbe chiarito la sua posizione, contraria a quanto prospettata dall’accusa, presenterà istanza di revoca della misura cautelare allo stesso gip.

Uno degli episodi contestati

Sono emersi alcuni episodi contestati dalla Procura, tra cui la convocazione da parte del dirigente di un socio di una nota scuola di lingue estere. Tutto questo per ottenere un trattamento di favore e un’assistenza dedicata in vista dell’iscrizione del figlio a un corso di inglese. Non avendo ricevuto un feedback positivo da parte dell’imprenditore, il direttore avrebbe disposto nei giorni successivi l’avvio di un accertamento ispettivo.

Le altre posizioni

Nell’inchiesta sono finiti anche due soci di due istituti di vigilanza privata a cui sono state notificate due misure interdittive nell’ambito professionale.  Secondo le Fiamme gialle i funzionari dell’ispettorato territoriale, su disposizione del loro direttore, omettevano di contestare i rilievi emersi da una ispezione dell’Inps.

In cambio, secondo i finanzieri, ricevevano in cambio l’assunzione di una persona vicina al direttore dell’ispettorato. Operazione che avvenne da parte del rappresentante legale della società di vigilanza con la compiacenza del proprio consulente del lavoro, che ha rimediato il divieto di esercitare la sua professione.

Il provvedimento è giunto al termine di complesse indagini di polizia giudiziaria. Sono state portate avanti anche con l’ausilio di attività tecniche, come intercettazioni telefoniche e ambientali.