Ha annunciato sulla sua pagina social di candidarsi a sindaco di Portopalo di Capo Passero l’ex vicesindaca, Rachele Rocca. Una decisione assunta a pochi giorni dalla sua liberazione disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siracusa, lo stesso che il mese prima aveva emesso il provvedimento di arresto nei confronti dell’esponente politico e di altri due indagati, l’ex assessore Corrado Lentinello, e l’ex consulente dell’attuale sindaco, Gaetano Montoneri, Antonino Rocca, padre di Rachele Rocca.

L’istanza di revoca delle misure cautelari per Rachele Rocca e Lentinello erano stata respinta dal Tribunale del Riesame, che, invece, aveva accolto quella per Antonino Rocca. E’ stato necessario un altro passaggio per tornare in libertà: le dimissioni da consiglieri comunali.

Il video messaggio sui social

“Oggi ufficializziamo la campagna elettorale che si baserà su progetti, visioni e su un sogno che è quello di cambiare radicalmente il nostro territorio, il nostro paese” spiega nel suo video Rachele Rocca.

Pende la Severino

Per Rachele Rocca penderà, comunque, la spada di Damocle della legge Severino, che si è applicata, infatti, dopo l’arresto, con la sospensione della carica di consigliere comunale, come per Lentinello.

In caso di condanna, in primo grado, la norma si applicherebbe ancora se Rocca rivestisse un incarico pubblico ma l’indagata, così come Lentinello, ritiene, evidentemente, di avere delle possibilità concrete per vincere nel procedimento giudiziario.

Le accuse mosse dai carabinieri

Secondo la tesi della Procura di Siracusa e dei carabinieri, i due  indagati, che si sono dimessi dalla carica di consiglieri, insieme all’ex consulente del sindaco, Antonino Rocca, tornato in libertà la settimana scorsa, avrebbero fatto pressioni nei confronti alcuni imprenditori, le cui aziende avevano ottenuto dal Comune di Portopalo dei lavori, per ricevere dei favori, tra cui assunzioni di persone vicine agli indagati e soldi. Ed a supporto di questa ricostruzione, gli inquirenti hanno in mano le dichiarazioni delle presunte vittime e le intercettazioni telefoniche.

La difesa

Secondo la tesi degli esponenti politici e dell’ex consulente del sindaco, vi sono chat, messaggi vocali ed altri documenti, depositati in una memoria, che, a loro parere, li scagionerebbe dagli episodi loro contestati.

 

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