I carabinieri di Siracusa hanno confiscato 2 terreni edificabili, 157 motrici per articolati, 244 rimorchi, 6 autoveicoli di lusso e conti correnti per un valore di 4 milioni e 450.000.
Il capo delle aziende del clan Nardo
Questo il tesoro riconducibile, per un valore di 50 milioni di euro, riconducibili all’ergastolano Filadelfo Emanuele Ruggeri, esponente di spicco del clan “Nardo”, in cella per mafia ed omicidio, operante nella zona nord della provincia di Siracusa. Secondo quanto accertato dai militari, al comando del colonnello Gabriele Barecchia, nonostante fosse in carcere, riusciva, grazie ai parenti, ad impartire disposizioni circa la conduzione di due importanti aziende di trasporto.
Reddito inesistente
Gli accertamenti compiuti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Siracusa hanno consentito di riscontrare rapporto di particolare sproporzione tra i redditi, pressoché inesistenti, dichiarati dallo stesso e dal proprio nucleo familiare ed il patrimonio loro effettivamente riconducibile che, di conseguenza, è stato sottoposto dapprima a sequestro e oggi in gran parte confiscato in quanto ritenuto acquisito con proventi delle attività illecite
“Le indagini, pertanto, hanno ulteriormente accreditato le modalità con cui l’organizzazione mafiosa di riferimento continua ad esercitare il proprio incisivo potere di infiltrazione nel tessuto economico del territorio, assumendo il controllo di settori caratterizzanti dello stesso” spiegano dal comando dei carabinieri di Siracusa.
Le rivelazioni del cugino pentito
Circa due anni fa Alfio Ruggeri, cugino dell’ergastolano e collaboratore di giustizia, svelò ai magistrati la forza del suo parente. “Gli imprenditori ed i titolari di magazzini di stoccaggio di prodotti agricoli di Lentini, Carlentini, Francofonte e Scordia per il trasporto dei loro prodotti sono costretti a rivolgersi alla ditta Ruggeri”.
“Nardo ha forti interessi nel settore – ha detto Alfio Ruggeri ai magistrati – degli autotrasporti… una ditta…. è protetta da me e da mio cugino Filadelfo Ruggeri, affiliato al clan Nardo. Intendo dire che io e mio cugino, benché detenuti e condannati in via definitiva ci attiviamo per fare ottenere commesse lavorative alla ditta di nostro zio. In talune occasioni, abbiamo ordinato di commettere danneggiamenti ai danni di qualche esercente”
Commenta con Facebook