L’inchiesta antimafia, denominata Agorà, culminata con 56 misure cautelari sui traffici illeciti dei clan catanesi e del Siracusano, ha svelato i nuovi assetti all’interno della cosca Nardo di Lentini.

La morte del reggente Gentile

Con il boss, Nello Nardo, sepolto dagli ergastoli, le chiavi della cosca sarebbero stati in mano di Giuseppe Gentile, 70 anni, imprenditore dell’autotrasporto, storico braccio destro del capo, che è, però, deceduto per cause naturali nei giorni scorsi prima della vasta operazione dei carabinieri. Proprio i militari, nel febbraio scorso,  confiscarono i suoi beni, beni immobili e conti correnti per un valore di oltre due milioni di euro.

Le due correnti della cosca

Dalle indagini condotte dalla Dda di Catania, si è scoperto che il clan, prima della morte di Gentile, aveva due articolazioni: una riconducibile al vecchio reggente ormai deceduto, che aveva come quartier generale un distributore di carburanti a Carlentini, “ma in apparente fase di ridimensionamento” secondo gli inquirenti; un’altra legata ad Antonino Guercio che avrebbe usato un bar in via Etnea, a Lentini, come base operativa.

La nuova mappa della cosca ed i ruoli

I carabinieri, grazie anche alle rivelazioni dei pentiti, sono riusciti a ricostruire il nuovo assetto della cosca. Secondo quanto emerge nell’inchiesta Agorà, Sebastiano Basso si sarebbe occupato delle estorsioni a Lentini, Vizzini, Scordia e Palagonia; una donna, non raggiunta dalle misure cautelari, si sarebbe interessata della droga, in particolare del commercio di cocaina tra Lentini  e Carlentini. Avrebbe dato una mano d’aiuto ad Antonino Milone, anche lui non destinatario di misura cautelare e recentemente condannato all’ergastolo in primo grado per omicidio.  Per i carabinieri, Gesualdo Briganti era il referente del clan Nardo a Francofonte, mentre Saretto Rosario Ciaffaglione, si sarebbe specializzato nelle estorsioni a Lentini, Vizzini, Scordia e Palagonia.

U pupiddu vero capo della cosca

Uno degli uomini chiave del clan è per la Dda, Giuseppe Furnò, chiamato “u pupu” o “u pupiddu” che, stando alle intercettazioni, sarebbe stato il successore di Pippo Gentile, reggente del clan fino all’aprile del 2016. Sarebbe stato lui, per gli inquirenti, ad affidare la gestione della cosca ad Antonino Guercio. Gli altri esponenti della cosca Nardo sarebbero: Salvatore Giarrusso, referente del clan a Vizzini. Francesco Gattuso, ora collaboratore di giustizia, sarebbe stato incaricato da Guercio per la droga e le estorsioni a Scordia.

La piramide sugli affari della droga

E così, in tema di stupefacenti, Guercio  “in qualità di reggente, gestiva grosse quantità di sostanza stupefacente insieme agli associati di maggior rilievo. Questa sostanza stupefacente veniva distribuita a cascata sia ai gruppi collegati direttamente all’organizzazione mafiosa, sia ai gruppi autonomi” scrivono gli investigatori.

 

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