“Quello che si sta prospettando con la messa in cassintegrazione degli operai della Lukoil, potrebbe rappresentare la realizzazione del sogno di ogni ambientalista, ma così non è”. Lo afferma Giuseppe Patti,  ex presidente del Wwf Siracusa, uno degli esponenti più importanti dell’ambientalismo siracusano, poco dopo la notizia della riduzione della produzione, a partire dal primo gennaio del 2021, da parte della Lukoil, il colosso russo della raffinazione, proprietario di due stabilimenti nella zona industriale di Siracusa. Una decisione, frutto della crisi legata all’emergenza sanitaria, che potrebbe avere delle conseguenze drammatiche, considerato che attorno alla Lukoil gravitano decine di aziende ed il rischio di un effetto domino è più che concreto.

Gli ambientalisti, però, intravedono una opportunità in questa crisi: riconvertire l’intero polo petrolchimico, sfruttando il denaro del Recovery fund.

“Il 27 maggio scorso la Commissione europea aveva parlato – spiega a BlogSicilia, Giuseppe Patti – di una distribuzione di  finanziamenti green annui per 470 miliardi, così suddivisi: 30 per le rinnovabili, 190 per l’efficienza energetica, 120 per la mobilità sostenibile, 77 per altre misure per il clima e l’ambiente e 53 per l’economia circolare e la gestione delle risorse. Tra le urgenze anche una strategia agroalimentare che possa garantire la sostenibilità della produzione e la sicurezza dei prodotti alimentari. La Farm to Fork strategy è la strategia proposta dall’Europa per rendere il sistema alimentare sano e rispettoso dell’ambiente. Usare le risorse date dall’Europa quasi esclusivamente per decarbonizzare il nostro paese non rappresenta un freno alla crescita né produce disoccupazione”.

“Al contrario, se l’Italia – aggiunge Patti –  spendesse l’80% dei fondi del “Next Generation Eu” (il cosiddetto Recovery Fund) per investimenti in decarbonizzazione, il Pil aumenterebbe del 30% entro il 2030 e il tasso di occupazione dell’11%, con forte beneficio per i giovani. Queste sono le basi per ripensare il futuro della nostra zona industriale”.

Ma se non si dovesse trovare una strategia, le conseguenze economiche e sociali sarebbero terrificanti.

“Ripensare il territorio industriale di Siracusa – dice Patti – deve essere un punto fermo dell’agenda del Recovery Fund. Non vorrei che i miei concittadini impegnati nel comparto industriale, subiranno nei prossimi mesi una crisi che metterà a dura prova la tenuta sociale ed economica e quando superata la crisi del Covid subiremo la crisi dei licenziamenti”.

Foto tratta da isab.lukoil.com