Fa paura ai sindaci del Siracusano la decisione della Lukoil di ridurre, a partire dal primo gennaio del 2021, la produzione negli impianti per la raffinazione del greggio situati nella zona industriale di Siracusa. La crisi del settore, incrementata dall’emergenza sanitaria, ha cambiato i piani del colosso russo che metterà in ferie i dipendenti, dirigenti compresi, ma dal primo di aprile scatterà la Cassa integrazione.
Le ricadute potrebbero essere pesanti, in particolare sull’indotto, composto da aziende locali e siciliane, che hanno in pancia migliaia di lavoratori. Per questo, i sindaci di Priolo, Melilli, Solarino, Floridia ed Augusta (il sindaco di Siracusa non era presente per altri impegni istituzionali) si sono incontrati per individuare una strategia che si è concretizzata con una richiesta di aiuto al Governo nazionale perché inserisca la zona industriale nel Recovery fund.
“Attraverso una lettera, inviata al Governo nazionale e regionale, abbiamo deciso di chiedere un intervento urgente del Governo centrale per l’inserimento della zona industriale siracusana nei Recovery Fund, a sostegno degli investimenti e del rilancio di tutta l’area. Tra i 52 Piani preparati dal Governo nazionale, nessuna somma è stata infatti destinata alla nostra provincia” fanno sapere i sindaci del Siracusano.
Nel corso dell’incontro, il sindaco Gianni ha chiamato il prefetto di Siracusa, Giusi Scaduto, per chiedere un
incontro urgente, fissato per lunedì 28 dicembre, alle 11.
Durissimo è stato il commento della Fiom Cgil sulla decisione della Lukoil. “Un piano presentato con arroganza e distacco – ha detto Antonio Recano, segretario provinciale della Fiom Cgil Siracusa – che alimenta un clima di incertezza che genera paura per un nuovo pericoloso riposizionamento della Lukoil, che rischierebbe di mettere in discussione l’asseto complessivo di tutto il Petrolchimico Siracusano. In questa situazione non aiuta il silenzio delle aziende e di Confindustria su come agganciare progettualmente un inevitabile processo di transizione energetica processo che rischia di generare, se non governate in un contesto di responsabilità sociale e di sostenibilità ambientale, una tempesta perfetta preludio di pericolose trasformazioni in un territorio già duramente colpito”.
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