I sindaci del Siracusano chiedono un incontro con l’Eni “per discutere delle ricadute sul territorio e del coinvolgimento delle imprese dell’indotto”. E lo hanno fatto con il parlamentare regionale del Mpa, Giuseppe Carta, sindaco di Melilli, a capo degli amministratori dei Comuni della zona industriale del Siracusano, che, la settimana scorsa, hanno chiesto di correggere il protocollo firmato a Roma perché sprovvisto di garanzie per il mantenimento degli attuali posti di lavoro nei due impianti Versalis di Priolo e Ragusa (quest’ultimo già chiuso) e di tutto l’indotto.
La firma della Regione al protocollo con l’Eni
Ieri, però, il Governo regionale ha annunciato di aver trovato un’intesa con l’Eni, valevole solo per la Sicilia e non nelle altre regioni italiane in cui il colosso italiano garantirà gli attuali livelli di occupazione anche nella fase di transizione e non solo quando la riconversione degli stabilimenti sarà a regime. Un addendum al protocollo come ha spiegato il presidente della Regione, Renato Schifani.
Carta, “tavolo di confronto tra Eni e territorio”
“Vediamo questo passaggio come un segnale positivo”, dichiara il deputato regionale, Giuseppe Carta. “La firma della Regione pone l’accento sulle criticità più volte evidenziate dal territorio e rappresenta un passo in avanti. Ora, però, è fondamentale che Eni apra un tavolo di confronto rapido con le comunità locali, per discutere delle ricadute sul territorio e del coinvolgimento delle imprese dell’indotto”.
I soldi per le comunità
Tra le ricadute individuate dal parlamentare regionali ci sono i soldi che l’Eni dovrebbe mettere a disposizione per la “realizzazione di strade e per l’efficientamento energetico” tanto per fare qualche esempio.
Urso a Siracusa
Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso sarà domani nella sede di Confindustria Siracusa dove sarà discusso non solo il piano di riconversione dell’Eni ma anche il futuro dell’intero polo petrolchimico. Il cambio di passo dell’Eni avrà delle conseguenze sull’intera filiera, in particolare le ricadute, tutt’altro che positive, le avranno due colossi come Isab e Sonatrach, che gestiscono nel complesso tre raffinerie e che hanno un rapporto diretto con Versalis, destinato a chiudersi entro l’anno. Le due aziende non hanno un piano di Transizione energetica ed sindacati da tempo spingono perché il Governo agevoli questo cambiamento, altrimenti il rischio di una disarticolazione dell’intero comparto è più che concreto.
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