I militari della Guardia di finanza di Siracusa hanno indagato due imprenditori siracusani per emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta all’Autorità giudiziaria. Si tratta di un’indagine molto complessa, coordinata dai magistrati della Procura di Siracusa, avviata nei mesi scorsi, che ha permesso di focalizzare l’attenzione su un quadriennio, dal 2016 al 2019 e di svelare l’evasione fiscale.

Le false fatturazioni

Gli accertamenti svolti attraverso le banche dati in uso alla Finanza e l’esame dei conti correnti hanno fatto emergere
che uno dei due indagati, dal 2016 al 2019, ha emesso fatture per un importo di quasi 200.000 euro più 50.000 euro di IVA per presunte prestazioni di visual merchandising nei confronti di una ditta individuale di Palagonia.

Lo stratagemma per evadere il Fisco

In realtà, dall’esame degli esperti della Fiamme gialle, sarebbero state fatture per operazioni inesistenti ma utilizzate dal destinatario  per evadere il Fisco. E’ emersa, naturalmente, la responsabilità dell’altro imprenditore, che, pur sapendo di quelle operazioni fantasma, avrebbe agevolato quella condotta, traendone anch’esso un vantaggio.

Il contrasto all’economia sommersa

“Il risultato di servizio è frutto di una perfetta sinergia – spiegano dal comando provinciale delle Fiamme gialle di Siracusa – tra la Guardia di Finanza e l’Autorità Giudiziaria aretusea a contrasto dell’evasione fiscale, che costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli”.

Indagine per bancarotta della Finanza

Nei giorni scorsi, la stessa Finanza di Siracusa ha indagato sette persone coinvolte nella bancarotta fraudolenta in relazione alla gestione del Pala Acer di Priolo Gargallo. E’ stato eseguito un decreto di sequestro preventivo per circa 600.000 euro, disposto dal G.I.P. del Tribunale di Siracusa. Le indagini hanno permesso di accertare come uno dei soci, amministratore di fatto della fallita, la gestisse con finalità esclusivamente personali