Fa discutere lo stanziamento da parte della Regione di circa 750 mila euro per la baraccopoli di Cassibile, a Siracusa, dove vivono in condizioni igieniche precarie circa 300 migranti stranieri impegnati nelle aziende agricole della zona. Un finanziamento, grazie ad un emendamento del parlamentare regionale Claudio Fava, inserito nella legge di bilancio del 2020 che, secondo l’assessore all’Igiene urbana di Siracusa, Andrea Buccheri servirà “non solo alla sanificazione della baraccopoli ma anche a tutto il contesto urbano che interesserà naturalmente i residenti di Cassibile”.  Insomma,  per l’esponente della giunta comunale di Siracusa i soldi saranno spesi anche per il centro abitato ma la notizia di questo contributo, piuttosto importante, ha scatenato la reazione dei residenti del quartiere a sud di Siracusa.

“Tutti quei soldi  per le baracche dei braccianti stagionali e molti di Cassibile sono alla fame totale” è il testo di un messaggio che gira nei social della comunità della frazione e quasi tutti sono dello stesso tenore. Peraltro, alcuni di loro hanno mosso delle critiche alla manifestazione, in occasione del Primo maggio organizzata dalla Cgil davanti alla chiesa del Marchese dove sono stati distribuiti pacchi di cibo ai migranti. Hanno sollevato il problema dell’assembramento, in spregio alle misure anti covid19, che impongono il distanziamento tra persone di almeno un metro e mezzo. “Nessuna critica a sfondo razzista – dicono alcuni residenti –  ma le regole, specie quelle sulla sicurezza sanitaria, devono valere per tutti”.

Sulla vicenda della baraccopoli di Cassibile è anche intervenuto l’assessore alla Cultura di Siracusa, Fabio Granata, che chiama in causa gli imprenditori agricoli.

“La tendopoli rappresenta oggettivamente un oltraggio sia al decoro dei luoghi sia per le stesse persone che la popolano. Non è più sostenibile che per garantire la manodopera a prezzi stracciati agli imprenditori agricoli locali, si possa ancora tollerare tutto questo, con gli inevitabili conflitti sociali che ne conseguono”

“Si “traccino” i luoghi dove questi uomini e donne lavorano i campi e si costringano gli imprenditori ad allestire alloggi dignitosi all’interno degli stessi terreni, verificando la regolarità dei braccianti ma anche le condizioni salarialiNell’Italia del dopo Pandemia non è più possibile continuare impunemente a privatizzare i profitti e a socializzare i problemi, riversandoli sulle Città, sui cittadini, continuando a sfruttare la manodopera a basso costo dei migranti. Ci aspettiamo una iniziativa forte anche da parte del Sindacato e della Prefettura. Apriamo una fase nuova di trasparenza anche in questo settore: se non ora quando?”.

 

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