Se è ancora vivo lo deve a quel rifiuto, all’ultimo istante, di prendere il volo da Bologna a Palermo  il 27 giugno del 1980. Era l’aereo dell’Itavia finito tragicamente nelle acque di Ustica. Sebastiano Renna, originario di Lentini, operatore turistico in pensione, ricorda sempre con brivido quel tragico anniversario, un vero spartiacque per se e per la sua famiglia. Ed è lui stesso a raccontare la sua storia.

“Il 27 giugno di 40 anni fa avrei dovuto – racconta – imbarcarmi sull’aereo Itavia Bologna – Palermo . Aereo che avevo preso il giorno prima perchè, allora dirigente della Lega delle Cooperative, dovendo partecipare ad un convegno sulla cooperazione di servizi che si teneva a Villanova di Castenaso in provincia di Bologna. Quel giorno , avendo una riunione a Catania, decisi di rientrare in Sicilia , e precisamente a Palermo, anche se avevo la macchina posteggiata all’aeroporto di Catania. Un mio amico e dirigente della Lega delle Cooperative, mi prego’ di rimanere e ripartire insieme l’indomani. Non ascoltai e partii per l’aeroporto di Bologna, mettendomi in lista di attesa, visto che l’aereo era completo. Attesi circa 1 ora e , quando stavo per rientrare in albergo, mi sento chiamare , se volevo imbarcarmi, visto che uno dei passeggeri, non si era presentato all’imbarco”.

“Non so cosa sia stato, sicuramente il destino, decisi – racconta ancora Sebastiano Renna –  di non partire e così, rientrai in albergo. La mattina successiva, lo stesso amico, mi telefonò in camera, invitandomi ad accendere la radio. In quel momento, se mi avessero tagliato le vene, non mi sarebbe uscita una goccia di sangue , nel sentire che l’aereo era caduto a Ustica e che non c’erano superstiti. Ritornai in Sicilia – conclude –  con il treno, e per tanti anni evitai di viaggiare in aereo. Il destino aveva voluto che rimanessi in vita , e dopo 40 anni dalla tragedia, raccontare di essere stato un sopravvissuto”