• Solo il 25% delle aziende edili si è fermato per il gran caldo
  • Il dato è stato fornito da Cgil, Cisl e Uil
  • Gli operai hanno lavorato in condizioni massacranti

Nonostante le alte temperature che hanno trasformato Siracusa in un girarrosto solo il 25% delle imprese edili si è fermato, usando la cassa integrazione.

I dati del sindacato

“Sono state 125 le imprese del settore edile che, nelle giornate del 23 e del 24 giugno 2021, hanno fermato – spiegano i rappresentanti di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Severina Corallo, Gaetano La Braca e Salvo Carnevale –  le attività a fronte di 689 aziende che hanno effettuato versamenti nel mese di giugno. La proporzione è evidentemente diversa, farebbe 18%, ma si devono considerare anche le attività che si svolgono all’interno degli edifici, in zone più ventilate e all’ombra che consentono ai lavoratori di svolgere le attività senza rischi per la salute rimanendo al di sotto dei limiti previsti”.

Verifica sui mesi di luglio ed agosto

Non sono stati resi noti i dati relativi ai mesi di luglio ed agosto, i sindacati attendono di avere informazioni dall’Inps sulle aziende che hanno usufruito della cassa integrazione legata alla sospensione delle attività per il caldo. Ma il problema, secondo Cgil, Cisl e Uil, restano le condizioni di sicurezza dei lavoratori, che, a leggere i dati del mese di giugno, sono molto compromesse.

“Numero di istanze basso”

“Un numero di istanze così basso – concludono Corallo, La Braca e Carnevale – dimostra quanto si è lontani dalla cultura della sicurezza, bisogna ancora lavorare e sensibilizzare e, in maniera complementare, avviare una decisa e diffusa campagna sanzionatoria su chi ancora considera il capitolo della sicurezza dei lavoratori solo un costo a perdere”.

“È importante sottolineare come nel mese di luglio anche il Comitato di Vigilanza territoriale Inail si sia espresso per l’avvio di un tavolo tecnico provinciale che affronti in maniera risolutiva questa emergenza.” Da tenere presente che già a giugno i sindacati di categoria avevano posto il problema caldo all’attenzione di Asp, Prefettura, Spresal e
assessorato regionale alla Salute” aggiungono i sindacalisti.