Il ministro per la transizione ecologica Cingolani ritiene che la migliore soluzione per risolvere la crisi Lukoil sia la vendita. E’ quanto riportato dall’Ansa in merito alle dichiarazioni dell’esponente del Governo Draghi sulle trattative tra la società italo-svizzera, con partecipazione russa, proprietaria delle raffinerie Isab Lukoil ad un fondo americano, anticipato da BlogSicilia il 12 settembre.

Le conferme del Financial Times

Secondo quanto scrive il Financial Times online, la trattativa è stata avviata Crossbridge Energy Partner, società facente capo a Postlane Capital Partner: i rappresentanti avrebbero già trascorso dodici giorni nell’impianto per condurre una due diligence.

Il fondo americano

Nel 2021 la Crossbridge Energy Partners, ricorda il quotidiano della City, ha acquisito una vecchia raffineria della Shell in Danimarca. E nei giorni scorsi il ministro per la transizione ecologica Cingolani ha osservato che la soluzione migliore per risolvere la crisi dell’Isab sarebbe il suo passaggio sotto il controllo di operatori non russi. Tra i grandi operatori internazionali la Crossbridge, che non ha voluto commentare la notizia, non sarebbe l’unica interessata all’Isab. Contatti ci sarebbero stati, secondo le informazioni raccolte dal FT, anche con Vitol, il più grande trader internazionale di petrolio, e con la norvegese Equinor.

I nodi della Lukoil

Frattanto, l’acquisizione delle raffinerie Rosneft, di proprietà russa, da parte del Governo tedesco, finalizzata a salvare la produzione ed i posti di lavoro, ha scatenato un dibattito, mediatico e politico, sull’opportunità dell’Italia di fare la stessa cosa con gli impianti della Isab Lukoil nel Petrolchimico di Siracusa.

Nazionalizzazione Isab Lukoil irrealizzabile

Secondo fonti industriali, che hanno preferito non svelarsi per evitare strumentalizzazioni legate alla campagna elettorale, le possibilità di copiare il modello tedesco sono pari allo zero. Il punto è che la Rosneft è una azienda completamente russa mentre le raffinerie Isab Lukoil sono riconducibili ad una società italiana, la cui proprietà è di una società svizzera, Litasco, con partecipazione della russa Lukoil.

 

 

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