Americani e russi si sono messi a trattare ma non per risolvere il conflitto in Ucraina quanto per decidere il futuro delle due raffinerie situate nel Petrolchimico di Siracusa.
Fondo Usa interessato a Lukoil
Secondo fonti autorevoli, una delegazione, riconducibile ad uno fondo degli Stati Uniti, starebbe dialogando con la società che controlla gli stabilimenti della zona industriale anche se non sono ancora chiari i termini della trattativa. Di certo, non è una novità che gli impianti, acquisiti dai russi nel 2008 dalla Erg, siano in vendita, già nel 2017, ben prima che soffiassero i venti di guerra in Europa, la proprietà avrebbe dato incarico ad un advisor per trovare un acquirente.
I costi elevati
I costi per la raffinazione erano già alti in quegli anni anche per via della concorrenza in Oriente, sia in termini di manodopera sia in termini di norme, meno restringenti sulla tutela dell’ambiente. Il conflitto tra Russia ed Ucraina ha, però, messo con le spalle al muro la Lukoil, a cui sono state tagliate le linee di credito per acquistare greggio provenienti da altri paesi.
Lukoil con le spalle al muro
Ed il 5 dicembre scatteranno, su decisione dell’Unione europea, delle altre sanzioni che impediranno l’importazione di petrolio russo, l’unico, al momento, di cui si approvvigiona la Lukoil. Senza i soldi delle banche e privo di greggio per la raffinazione, i due impianti, che sono il cuore pulsante del Petrolchimico, sono destinati alla chiusura, il che sarebbe un disastro per l’economia siracusana: la zona industriale incorpora il 51% del Prodotto interno lordo ed una percentuale più bassa ma sempre considerevole per l’intero Pil siciliano.
Il peso della zona industriale
Inoltre, il Petrolchimico rappresenta il 20% della raffinazione in Italia, senza contare la manodopera: sono circa 8 mila i lavoratori, tra diretti ed indotto. La possibile acquisizione americana delle raffinerie potrebbe anche essere interpretata come una mossa dettata da strategie geopolitiche, con il ritorno dello zio Sam nel Siracusano. Per anni, gli Usa sono stati presenti nella zona industriale con la potentissima Esso, proprietaria di una raffineria nel territorio di Augusta, poi ceduta, nel 2018, agli algerini della Sonatrach.
Lukoil contro guerra
Eppure, Lukoil, che sta subendo gli effetti collaterali della guerra, si era schierata pubblicamente contro il conflitto. Lo fece ai primi di marzo, nei giorni successivi all’invasione dell’esercito di Putin, con una nota in cui denunciava la preoccupazione per i tragici eventi ed esprimeva il suo sostegno per la risoluzione del conflitto attraverso un processo di negoziazione e con le armi della diplomazia.
Le strani morti
Tra maggio e settembre, si sono verificate due strane morti, quella dell’ex funzionario, Alexander Subbotin, trovato senza vita l’8 maggio in una casa del villaggio Ulyankovo, a nord di Mosca, e l’altra di Ravil Maganov, presidente del consiglio di amministrazione della Lukoil, deceduto nei giorni scorsi dopo essere caduto dalla finestra del sesto piano di un ospedale di Mosca.
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