Si terrà domani al Mise, il ministero dello Sviluppo economico, il tavolo interministeriale per provare a salvare il Petrolchimico di Siracusa.
Isolamento economico della Lukoil
Al centro della vicenda, ci sono le raffinerie Lukoil che, da dicembre non potranno più ricevere petrolio dalla madrepatria Russia per via dell’embargo deciso dall’UE e contestualmente non possono tutt’ora acquistare greggio di altri paesi in quanto sono state tagliate le linee di credito. Il crollo della produzione avrebbe un effetto domino su tutta la zona industriale di Siracusa che si regge sulle due raffinerie russe.
L’allarme di Forza Italia
“La raffineria Isab di Priolo “non era e non è un soggetto sanzionato, è uno stabilimento – dice la parlamentare nazionale di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, promotrice dell’emendamento al dl Aiuti per salvare la zona industriale – a tutti gli effetti italiano anche se riconducibile al gruppo russo Lukoil. A seguito delle sanzioni scattate per l’aggressione all’Ucraina erano state chiuse le linee di credito da parte delle banche, costringendo l’azienda a raffinare solo il petrolio che giunge via mare dalla Russia. Con l’embargo del greggio russo deciso dal Consiglio Ue e dunque l’imminente blocco delle importazioni, la chiusura della raffineria sarebbe stata inevitabile”.
“Riaprire le linee di credito” dice Prestigiacomo
La parlamentare nazionale di Forza Italia ritiene che la via d’uscita è rappresentata dalla riapertura delle linee di credito per Isab Lukoil.
. “L’effetto domino – avverte Prestigiacomo – sarebbe scattato in tutta la zona industriale siracusana, con la perdita di migliaia di posti di lavoro, di una quota importante del Pil siciliano e del 25% della capacità di raffinazione nazionale”.
“Ora la possibile soluzione sul tavolo del Mise potrebbe essere quella che noi come Forza Italia abbiamo indicato da subito: estendere le garanzie di Sace anche a Isab. Attraverso la garanzia pubblica l’azienda potrebbe tornare a operare sul mercato libero del greggio e assicurare la produzione e i livelli occupazionali diretti, dell’indotto e delle imprese a vario titolo collegate alla raffineria” conclude la parlamentare.
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