L’emendamento Salva Isab, voluto dalla deputata nazionale di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo con l’obiettivo di scongiurare la fine delle raffinerie Lukoil, non salverà immediatamente l’attività del colosso con partecipazione russa.

Tavolo di coordinamento

Il provvedimento prevede un tavolo, in seno al Ministero dello Sviluppo economico, a cui siederanno i rappresentanti del ministero dello Sviluppo Economico, della Transizione Ecologica, dell’Economia e delle Finanze e dell’azienda “finalizzato a individuare adeguate soluzioni per la prosecuzione dell’attività dell’azienda, salvaguardando i livelli occupazionali e il mantenimento della produzione” fa sapere Stefania Prestigiacomo.

La frenata di Confindustria

Una soluzione che non scalda Confindustria Siracusa: le imprese, infatti, si sarebbero aspettate ben altro che un tavolo. Del resto, in politica spesso accade che quando un obiettivo non è ampiamente condiviso si fa ricorso a tavoli o a commissioni. Insomma, seguendo una metafora calcistica la palla è stata scagliata in tribuna. E così, il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, che di raffinazione se ne intende, essendo stato tra le figure apicali di Erg, ha lanciato un messaggio chiaro.

Gli effetti dell’embargo

“Può risultare infatti tardiva l’ipotesi di una – spiega Bivona che ha comunque ringraziato la deputazione siracusana per l’impegno profuso –  convocazione del Ministero delle Attività Produttive insieme, per la prima volta, ai Ministeri della Transizione Ecologica e dell’Economia e Finanze per ammortizzare gli effetti dell’embargo del petrolio russo in vigore dal 5 Dicembre. Un’eventuale sostituzione del petrolio russo impone come,  qualsiasi transazione commerciale, per acquisti di diverse centinaia di milioni di euro, tempi lunghi certamente superiori ad un mese: solo una decisa  accelerazione da parte del Governo potrebbe dare un senso a questa nuova norma”.

La transizione ecologica

Il presidente di Confindustria pone un’altra questione, che è quella del futuro del settore petrolifero in Italia ed in Europa. L’Ue ha deciso di chiudere i ponti con il fossile: dal 2035 non potranno circolare mezzi a benzina ed a diesel. Una decisione che pone fine ad un asset strategico, specie nel Siracusano, le cui raffinerie riforniscono di carburante l’Italia. E senza di esse, il territorio si desertificherebbe, sotto l’aspetto economico e sociale, con ricadute su l’intera isola. Per cui, le aziende chiedono aiuti per riconvertire e non chiudere.

“Da anni chiediamo un confronto con il Governo per “accompagnare”  le imprese sul tema della transizione energetica – dice Bivona – che impone profonde conversioni dei cicli produttivi entro il 2030. Non abbiamo ad oggi avuto sulla questione alcuna interlocuzione formale con il Governo, nonostante le forze sociali, in difesa dei lavoratori , abbiano in più occasioni condiviso e denunciato lo stato di emergenza fino ad ipotizzare mobilitazioni ed azioni di sensibilizzazione similari”.