E’ stato salutato con entusiasmo la lettera del Csf, Comitato di sicurezza finanziaria, organo del Ministero dello Sviluppo economico, che dovrebbe garantire le banche sulla possibilità di riattivare una linea di credito alla Lukoil senza incappare nelle sanzioni europee.

Le speranze degli ottimisti

Secondo i più ottimisti, tra cui i senatori del Pd Antonio Nicita ed Annamaria Furlan, questo passaggio consentirà al colosso petrolifero di avere liquidità, fino ad oggi indisponibile, per acquistare greggio da altri paesi, che non siano la Russia, e continuare la produzione, scongiurando il pericolo del blocco delle attività allo scadere del 5 dicembre, giorno in cui scatteranno le nuove sanzioni alla Russia, con l’embargo alle importazioni di petrolio, l’unico, al momento, di cui si serve la Lukoil.

Il realismo delle imprese

I primi ad essere diffidenti sono proprio le aziende, infatti, due giorni fa, il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, prima che il Cfs redigesse la cosiddetta “comfort letter”, aveva già palesato dei dubbi. “Non so quante le banche possano sentirsi garantite con questa soluzione quando in realtà ce ne sarebbe una già esistente, cioè l’emendamento al Decreto aiuti presentato dall’ex ministro, Stefania Prestigiacomo che punta ad estendere le garanzie della Sace spa a Isab”.

Peraltro, la stessa ex parlamentare nazionale di Forza Italia, Prestigiacomo, predica calma e gesso sulla lettera del Csf, che ha un peso inferiore rispetto alla Sace, una società per azioni del Mise, specializzata nel settore assicurativo e finanziario. Insomma, dietro c’è lo Stato con le sue garanzie anche se secondo i due senatori dei Pd la lettere del Csf ha chiarito che “le operazioni dell’impianto ISAB, con importazione di petrolio non russo, sono fuori dal perimetro giuridico che fa scattare le sanzioni europee”.

Rischio di collaborazionismo con la Russia

Perché le banche temono le sanzioni? Cosa le rende così timorose? La paura degli istituti di credito è che l’Unione europea possa considerare collaborazionista un rapporto d’affari con una società controllata da russi. Da qui, l’ipotesi della scure dell’Ue che rischia di azzoppare le loro attività, per cui, quella comfort letter sarebbe considerata non una vera garanzia ma una semplice rassicurazione.

Il peso degli americani sulle banche

Una autorevole fonte politica internazionale, che ha partecipato al meeting di geopolitica a Siracusa, però, è poco convinta del via libera alle linea di credito a Lukoil. Nel corso di una chiacchierata molto riservata, ha sostenuto che le pressioni americane sono fortissime sulle banche, italiane ed europee, che, di fronte all’insistenza degli Usa, attori protagonisti nella guerra russo-ucraina, sarebbero naturalmente più portare ad ascoltare ciò che dice lo Zio Sam rispetto al Comitato di sicurezza finanziaria.

Draghi il filoamericano

Del resto, il Governo Draghi, il più filoamericano dell’Europa, non ha mai dato segni di apertura verso Lukoil, il cui crollo, nel Petrolchimico di Siracusa, distruggerebbe una intera economia, con ricadute occupazionali e sociali senza precedenti.

Ipotesi acquisizione

Nel nome del nuovo ordine mondiale, il Governo Draghi ha fatto la sua scelta, il nuovo esecutivo Meloni ha smosso le acque con il ministro Adolfo Urso che ha paventato l’ipotesi di acquisizione delle due raffinerie di petrolio Isab-Lukoil, che sarebbe cosa diversa da una lettera di garanzia alle banche. Resta da capire se l’Italia avrà la forza, economica e politica, con gli Usa che spingono per fare terra bruciata a Putin, di compiere questa scelta.

 

Articoli correlati