Il destino di Lukoil, se non si arriverà alla risoluzione della crisi,  è segnato. E c’è anche una data: gennaio 2023, come del resto sostenuto dalla Uil Sicilia. “A gennaio, per affermazione della stessa azienda, la produzione a Priolo rischia di doversi arrestare a causa della mancanza di materia prima” hanno spiegato i segretari generali di Uil e Uiltec Sicilia, Luisella Lionti e Peppe Di Natale. E la fumata nera al tavolo di ieri al Mise fa pendere la bilancia dalla parte del pessimismo.

Le scorte messe da parte da Lukoil

Il colosso della raffinazione starebbe mettendo da parte delle scorte di grezzo in modo da poter continuare la produzione quando il 5 dicembre scatterà l’embargo alle importazioni di petrolio dalla Russia, l’unico al momento di cui hanno disponibilità, se prima di quella data il Governo non sbloccherà lo stallo, che rischia di affondare l’intera zona industriale siracusana.

Le banche prendono tempo

Le banche non hanno ancora dato il via libera allo sblocco del credito a Lukoil, nonostante il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, abbia fornito loro lo scudo della Sace, la controllata del Mef, come emerso ieri nella sede del Mise al tavolo convocato dallo stesso esponente dell’esecutivo Meloni, che ha indetto un altro incontro per dicembre.

Le resistenze delle banche sono riconducibili, come evidenziato in questi ultimi mesi quando le pressioni politiche sul loro conto si sono fatte più incisive, a possibili sanzioni della Ue in quanto in affari con una società gravitante nell’orbita della Russia anche se il Comitato per la sicurezza finanziaria ha ribadito che la Litasco, proprietaria delle due raffinerie di petrolio di Priolo, non è oggetto di sanzioni.

Le pressioni Usa e l’evoluzione della crisi in Ucraina

Risuonano, però, le parole di un esponente politico di alto livello, che ha preso parte ad un meeting internazionale proprio a Siracusa, per cui le pressioni degli Usa potrebbero aver congelato i propositi di salvare Lukoil. Potrebbe spiegarsi così la recente inchiesta del Wall Street Journal, il quotidiano economico americano autore di una inchiesta per cui il grezzo russo che arriva negli States passa attraverso le raffinerie di Priolo.

Il Governo Draghi, sotto questo aspetto, ha mostrato parecchia freddezza nella risoluzione della vicenda, il nuovo esecutivo, invece, sembra essere più disponibile, però, al momento, le porte per Lukoil restano sbarrate. L’evoluzione della guerra tra Ucraina e Russia potrebbe, a questo punto, decidere le sorti del Petrolchimico.

Ipotesi acquisizione e deroga sanzioni

Il ministro Urso ha anche ipotizzato l’acquisizione delle raffinerie, come, del resto accaduto in Germania l’estate scorsa così come la deroga alle nuove sanzioni ma sembrano soluzioni impraticabili nell’immediato.

Cgil e Cisl annunciano altre azioni di protesta

“Nelle prossime ore, unitariamente alle articolazioni sociali ed economiche della nostra comunità, decideremo ulteriori azioni di protesta più eclatanti ed incisive. Lo abbiamo promesso alla Città, lo dobbiamo ai 10.000 lavoratori a rischio, lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli” annunciano i segretari di Cgil e Cisl Siracusa, Roberto Alosi e Vera Carasi, all’indomani della manifestazione di protesta a Siracusa.

La proposta di Confartigianato

“È ormai indispensabile che il nostro polo petrolchimico diventi autonomo, costruendo finalmente anche un proprio depuratore. Un’infrastruttura necessaria al funzionamento della zona industriale che, se compromesso, rischia di danneggiare il lavoro delle imprese del territorio” spiega Daniele La Porta, presidente di Confartigianato Sicilia.

 

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