Nel luglio scorso, dopo circa 20 anni di carcere, era stato scarcerato per aver finito di scontare la sua pena. Dopo appena una settimana,  Alessio Attanasio, indicato dai magistrati della Dda di Catania come il boss della cosca siracusana Bottaro-Attanasio, tornò in cella per via di una sentenza di condanna a 30 anni di reclusione per omicidio, seguita da un’altra, nei mesi successivi, sempre per omicidio e con la stessa pena.

Torna al 41 bis

Nelle ore scorse, Attanasio è stato posto in regime di 41 bis, il carcere duro riservato ai mafiosi, in quanto, evidentemente, ritenuto in grado di impartire ordini e disposizioni agli affiliati della sua cosca.

L’arresto a Capodanno 2002

Venne arrestato alla fine del dicembre del 2002 dagli agenti della squadra mobile di Siracusa, in quel periodo guidata da Corrado Basile, adesso questore di Enna, mentre si trovava in compagnia di altre persone in un residence in Sila, in Calabria, per festeggiare il Capodanno.

Coinvolto nelle operazioni antimafia del Siracusano

Non avrebbe dovuto lasciare Siracusa, per questo ne fu disposto l’arresto ma negli anni successivi, a partire dal 2004, è rimasto coinvolto nelle principali operazioni antimafia, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, e nelle carte delle ordinanze emergeva il suo ruolo di leader della cosca che, secondo gli inquirenti, avrebbe scalato.

Le due lauree di Attanasio

Durante la sua lunga detenzione, il presunto boss ha avuto modo di studiare, riuscendo ad ottenere due lauree, una in Scienza della Comunicazione, l’altra in Giurisprudenza. In un articolo, pubblicato da Il Sole 24 Ore, Attanasio ha presentato, a partire dal 2017, 670 ricorsi in Cassazione che hanno impegnato la Suprema corte con 320 sentenze e 353 ordinanze.

Gli omicidi

Gli omicidi contestati, per cui è stato condannato in primo grado, sono quello di Giuseppe Romano, ucciso a Siracusa il 17 marzo del 2001: stando alle dichiarazioni di due pentiti vi fu uno scambio di persona perché l’obiettivo dei due killer, uno dei quali secondo l’accusa era Attanasio, sarebbe stato di ammazzare un imprenditore. Il secondo delitto di cui il presunto boss deve rispondere è quello di Angelo Sparatore, ucciso a colpi d’arma da fuoco il 4 maggio del 2001 insieme a Luciano De Carolis, ritenuto uno dei “colonelli” del boss.