E’ stato rimesso in libertà Angelo Monaco, 66 anni, di Noto, indicato dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania come il reggente della cosca Trigila di Noto.

Il processo per droga ed estorsione

L’uomo, che ha rimediato una condanna a 13 anni di reclusione, nell’ambito del processo Vecchia Maniera su estorsioni e droga gestiti dalla consorteria criminale nel territorio di Noto, è in attesa del pronunciamento della Cassazione per la sentenza definitiva, “ma per decorrenza dei termini, il mio assistito è libero” dice l’avvocato Junio Celesti, difensore di Angelo Monaco.

Il profilo

Monaco è finito in numerose inchieste antimafia: venne arrestato a Pasqua del 2017 nell’ambito di un’operazione condotta dalla Guardia di finanza e della polizia di Noto per una presunta estorsione ai danni di un’impresa per la gestione della nettezza urbana di Noto. Inoltre, fu bloccato a Villa San Giovanni con un carico di 70 kg di droga.

I canali con la Calabria

Nello stesso processo Vecchia Maniera compare anche la moglie del reggente della cosca di Noto ed altre 4 persone, e secondo la tesi della Procura distrettuale antimafia una delle voci di bilancio più importanti, erano gli stupefacenti e sarebbero stati due i canali di approvvigionamento: la Calabria, a cui avrebbero pensato gli italiani, e Milano dove la cellula marocchina, con ramificazioni a Novara e Messina, avrebbe avuto pieni poteri, vendendo partite di droghe consistenti agli affiliati della banda.

Le estorsioni

L’altra fonte economica della presunta banda sarebbero state le estorsioni ai danni delle aziende. Una in particolare ha attirato le attenzioni dei magistrati della Dda di Catania: dalle informazioni in possesso agli inquirenti, nella notte tra il 19 ed il 20 maggio del 2017 un gruppo armato composto da Monaco ed altre tre persone  avrebbe esploso dei colpi di pistola contro i mezzi di un’impresa edile, impegnata nei lavori per la realizzazione dell’autostrada Siracusa-Gela.

 

 

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