- La Dda di Catania ha formulato le richieste di condanna per mafia e droga
- Sotto processo in Corte di Assise ci sono 12 imputati
- L’ammontare delle pene è di 200 anni
La Procura distrettuale antimafia di Catania ha formulato ai giudici del Corte di Assise di Siracusa le condanne per i 12 imputati al processo, denominato Tonnara, per mafia e droga, dal nome della zona di un complesso di palazzine dove sarebbe stato organizzato un vorticoso traffico di droga.
Le richieste di condanna
Alessandro Abela, 11 anni, Raffaele Ballocco, 18 anni; Danilo Briante, 29 anni; Vincenzo Buccheri, 16 anni; Dario Caldarella, 16 anni; Gaetano Maieli, 14 anni; Marco Maieli, 14 anni; Giuseppina Riani, 16 anni; Antonio Rizza, 28 anni; Ivan Rossitto, 19 anni; Massimo Salemi, 15 anni; Graziano Pasquale Urso, 4 anni. Tra i difensori degli imputati ci sono gli avvocati Junio Celesti, Licinio La Terra Albanelli e Luca Cianferoni.
I vertici del gruppo
Rizza e Briante sono indicati dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, come le figure apicali di questo sodalizio che operava tra via Aldo Carratore e viale Santa Panagia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due avrebbero dati ordini sulle dosi giornaliere da consegnare agli spacciatori “organizzati in veri e propri “turni di lavoro”, in modo tale da garantire le cessioni di stupefacente senza soluzione di continuità durante l’arco dell’intera giornata”.
Le rivelazioni del pentito
Francesco Capodieci, ex capo del gruppo Bronx, diventato collaboratore di giustizia, nel corso della sua testimonianza, ha confermato il ruolo operativo di Briante e Rizza ma si è anche soffermato sulla posizione di Gaetano Maieli, indicato dal pentito come “la mente fine del gruppo”.
Droga in pasticceria
Secondo quanto sostenuto dal collaboratore di giustizia, parte della droga nella disponibilità della banda sarebbe arrivata nella pasticceria in cui lavorava Maieli ed il confezionamento delle partite sarebbe avvenuto in particolare la domenica. Lo stesso pentito, però, ha precisato che i proprietari dell’attività commerciale non hanno avuto alcun ruolo in questa storia.
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