• Richieste di condanne per 14 imputati ad un processo su mafia estorsioni e droga
  • Sono accusati di fare parte del clan Giuliano di Pachino
  • Nell’inchiesta è finito anche un ex consigliere comunale

Il pm della Dda di Catania, al termine di una lunga requisitoria, ha formulato le richieste di condanna nei confronti di 14 imputati, accusati a vario titolo di far parte del clan Giuliano di Pachino che avrebbe imposto le estorsioni alle aziende agricole ed a capo di un traffico di droga.

Processo Araba Fenice

Si tratta del processo denominato Araba Fenice, in corso nell’aula della Corte di Assise di Siracusa, scaturito dall’inchiesta degli agenti della Squadra mobile di Siracusa e dei magistrati della Procura distrettuale antimafia conclusa nel 2018 con 23 misure cautelari.

Le richieste di condanna per 14 imputati

Queste le richieste di condanna: 22 anni per Salvatore Giuliano, indicato dal pm come il capo della cosca che porta il suo nome; 3 anni per Gabriele Giuliano, figlio del boss; 16 anni per Giuseppe Vizzini; 18 anni per Giuseppe Aprile; 19 anni per Giovanni Aprile; 18 anni per Claudio Aprile, tutti e tre fratelli; 7 anni per Simone Vizzini; 5 anni per Rosario Agosta; 8 anni per Sergio Arangio; 6 anni per Giovanni Sampieri; 6 anni per Nunzio Agatino Scalisi; 8 anni per Giuseppe Crispino; 6 anni per Giuseppe Villari; 7 anni per l’ex consigliere comunale di Pachino, Salvatore Spataro. (La difesa è stata affidata all’avvocato Giuseppe Gurrieri).

Le estorsioni alle aziende agricole

Da quanto emerso nell’inchiesta della Procura distrettuale, i produttori agricoli avrebbero dovuto consegnare la merce ai vertici dell’azienda legata al clan,  La Fenice, inoltre, con metodi intimidatori, secondo gli inquirenti, il sodalizio criminale avrebbe convinto i centri di distribuzioni ed altri commercianti a comprare da loro.

Secondo la Dda di Catania, il gruppo avrebbe anche preteso il pagamento di una provvigione come corrispettivo di una presunta mediazione contrattuale svolta tra produttori e commercianti.

Comune di Pachino sciolto per mafia

Nell’inchiesta, però, emergerebbe la capacità del gruppo di influenzare anche l’attività amministrativa del comune di Pachino,  che, dopo essere stato al centro di un’ispezione della commissione di inchiesta prefettizia, è stato sciolto per mafia nel 2019. Un paio di mesi fa, al termine delle elezioni Pachino ha un nuovo Consiglio comunale ed un sindaco, Carmela Petralito.

Il traffico di droga

Ma gli affari dell’organizzazione sarebbero stati estesi anche ad altre attività illecite come le estorsioni, il traffico di sostanze stupefacenti, la commissione di furti nelle abitazioni e nelle aziende agricole tra Pachino e Portopalo.

 

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